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Cettina, cantante di successo nei pianobar negli anni 70, oggi malata di Alzheimersi esibisce nella struttura in cui è ospitata a Firenze

Cettina, cantante di successo nei pianobar negli anni 70, oggi malata di Alzheimersi esibisce nella struttura in cui è ospitata a Firenze

La storia di Concetta Grassidonio, ex artista pluripremiata che oggi canta le canzoni degli anni Settanta per gli ospiti del Centro Alzheimer

Firenze, 14 novembre – Non ricorda moltissime cose a causa dell’Alzheimer, ma le canzoni della sua epoca, quelle se le ricorda quasi tutte. Non proprio tutte le parole, ma quasi. “Non ho l’età” di Gigliola Cinquetti la canta benissimo. “La prima cosa bella” di Nicola Di Bari è il suo cavallo di battaglia. E poi “Perdere l’amore” di Massimo Ranieri. E ancora “Il cuore è uno zingaro”, sempre di Nicola Di Bari. Canzoni e motivi che ricorda talmente bene, che le canta davanti agli altri anziani del centro Diurno Alzheimer “Stella del Colle”, in via dei Cappuccini a Firenze, gestito dal Consorzio Zenit. E gli altri ospiti cantano insieme a lei.

Concetta Grassidonio, detta Cettina, ha 75 anni ed è malata di Alzheimer. La musica la rende viva e le tiene accesa la memoria, laddove possibile. Se oggi riesce ancora a ricordare tante canzoni dei suoi anni giovanili, è perché da giovane è stata una cantante semi-professionista. Nata a Floridia, in provincia di Siracusa, ha partecipato a tantissimi concorsi canori, alcuni li ha vinti, tanto da meritarsi alcuni articoli di giornale. Un giornale dell’epoca titola così: “Cettina Grassidonio eletta Miss cantate Italia 1970”, un riconoscimento conseguito a Miramare di Rimini. Nel testo dell’articolo si legge: “Cettina Grassidonio è una brunetta graziosa e simpatica, studentessa in ragioneria e a “tempo perso” cantante”. Nella serata della finale, riporta l’articolo, “Concetta ha riscosso unanimi consensi con la canzone “Ti stringo più forte” di genere melodico moderno”. Tanti i concerti che ha tenuto in giro per l’Italia, prima in Sicilia dove è nata, poi in Piemonte dove si è trasferita con la famiglia (con tanto di manifesti in giro per le strade). Una volta, all’apice della sua carriera, ha suonato in un evento promosso dall’ideatore del Festivalbar Vittorio Salvetti. Una passione, quella per il canto, che le è stata tramandata dal padre Giovanni, che suonava nella banda del paese. Il canto ha sempre accompagnato la sua vita, anche quando poi è diventata ragioniera.

Oggi, a distanza di quarant’anni dai successi canori, Concetta non ha perso la tenerezza e la musicalità della voce. Si sente da come canta. E si vede anche da come si muove. Dentro il centro Alzheimer, ogni volta che parte la musica inizia a fluttuare e muoversi dolcemente, allarga le braccia, ascolta il sottofondo musicale e intona i ritornelli. E soprattutto, sorride. “La musica è stata la mia vita sin da quando ero bambina – dice – Vengo da una famiglia di musicisti e sin da piccola ho imparato a suonare col pianoforte. Adesso non faccio più serate e concerti come facevo da giovane, ma canto da sola, canto per me stessa, mi fa star bene. La musica mi tiene compagnia, fa bene alla mia anima”.

Al nostro centro ogni settimana ci sono attività con la musica – ha spiegato Angela Poppi, animatrice del Centro diurno Stella del Colle per il Consorzio Zenit – La musica è per queste persone un elemento terapeutico che favorisce il benessere e argina i disturbi del comportamento correlati al decadimento cognitivo. Cantare tutti insieme in un coro, ad esempio, fa sentire ai nostri ospiti l’esperienza di appartenere a un gruppo. Noi operatori e animatori, vogliamo puntare lo sguardo non tanto su quello che l’anziano non riesce più a fare, dire, ricordare… ma valorizzare ciò che ancora può offrire, nelle sue molteplici capacità”.

“Le famiglie con persone affette da Alzheimer affrontano sfide quotidiane immense – ha detto Valentina Blandi, direttrice del Consorzio Zenit – I centri diurni rappresentano una risorsa preziosa, su cui è importante investire, perché non solo offrono sollievo alle famiglie, ma permettono anche alle persone con Alzheimer di sentirsi parte di una comunità che valorizza le loro capacità residue e sa prendersi cura di loro con attenzione e rispetto”.

Fonte: PS Comunicazione

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