FIRENZE – Pubblico folto ed entusiasta, al Teatro del Maggio, nonostante la scelta di collocare la prima nel pomeriggio di una domenica prenatalizia (quando quasi tutti si dedicano alla ricerca dei regali) per un dittico di opere brevi davvero inedito e originale: quello formato da Mavra di Stravinskij e Gianni Schicchi di Puccini.
Celeberrimo questo, anche se a Firenze meno rappresentato di quanto meriterebbe, e del tutto ignota al pubblico locale Mavra: è infatti la prima volta in assoluto che questa deliziosa parodia in musica viene messa in scena in lingua originale a Firenze (nel 1978 era stata tradotta in italiano). Due opere brevi (rispettivamente di 30 e di 50 minuti), buffe e “finte semplici”: in realtà le partiture sono non poco complesse, e va reso merito a Francesco Lanzillotta di averle sapute molto ben dominare, facendo brillare l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, che col Novecento si trova a suo agio.
Mavra, del 1921,è un gradevolissimo divertissement in cui Stravinsky, con una dose abbondante d’ironia, rimescola materiali derivanti da tradizioni musicali disparatissime, antiche come la musica del XVIII secolo e moderne (almeno all’epoca) come il ragtime e il jazz; l’organico con prevalenza di strumenti a fiato rispetto agli archi è funzionale alla parodia dell’opera italiana e russa ottocentesche. Alla prima Mavra fece fiasco (anche perché debuttò in un allestimento inadatto e fu schiacciata da due lavori già famosi dello stesso Stravinsky dati nella stessa sera, Petruska e La sagra della primavera), ma aveva ragione il suo autore a considerare ingiuste le stroncature. Ottimo il cast, quasi tutto madrelingua: Paraša è il soprano Julia Muzychenko, cui non manca nemmeno il physique du rôle tanto per questa parte quanto per quella di Lauretta nello Schicchi, La madre è Kseniia Nikolaieva, La vicina è Aleksandra Meteleva, L’ussaro è il peruviano Iván Ayón Rivas: tutti giovani e tutti dotati quanto a mezzi vocali e vivacità d’interpretazione, ben diretti dal regista Denis Krief, che ha avuto anche la bella idea di far scorrere su un grande schermo sullo sfondo un film muto russo del 1913, da non molto riscoperto, tratto dal testo-fonte di Mavra, il poemetto (già a sua volta parodico) La casetta a Colomna di Puškin (1830). L’intreccio è semplice ed essenzialmente eterno: la giovane e bella Paraša vive con la madre in una casetta in cui è venuta a mancare la fidata ed economica serva; la ragazza civetta da tempo di nascosto alla finestra con un ussaro e, incaricata di cercare una nuova serva che costi poco, coglie l’occasione per portarci il militare travestito da donna, che si auto-battezza Mavra; la madre però non se ne fida e rientra in casa all’improvviso, sorprendendolo a farsi la barba. Sul colpo di scena, fra svenimenti delle signore e fuga precipitosa dell’ussaro, l’opera s’interrompe (all’epoca del debutto nemmeno questo piacque).
Gianni Schicchi, come si sa, è un gioiello dell’opera comica italiana, nel quale l’arte e l’ironia di Puccini sono supportate dallo spiritosissimo libretto di Giovacchino Forzano; un’interazione perfetta che funziona sempre. Anche qui cast giovane e valente a supportare l’espertissimo protagonista Roberto De Candia (Lauretta Julia Muzychenko Zita Valentina Pernozzoli Rinuccio Iván Ayón Rivas Gherardo Yaozhou Hou Nella Nikoletta Hertsak Gherardino Walter Zecca Betto di Signa Gonzalo Godoy Sepúlveda Simone Adriano Gramigni Marco Yurii Strakhov La Ciesca Aleksandra Meteleva Maestro Spinelloccio/Messer Amantio Di Nicolao Davide Sodini Pinellino Huigang Liu Guccio Michele Gianquinto).
Repliche mercoledì 18 e venerdì 20 alle 20 e domenica 22 alle 15.30. La galleria è esaurita, ma allo stesso prezzo ci sono i nuovi posti in platea laterale; biglietti anche direttamente sul sito del Maggio