MOSCA – E’ ricomparso, l’ex presidente siriano Assad. In una dichiarazione ha fatto sapere che la sua partenza da Damasco, verso la Russia, non è stata “premeditata” e che è stata invece richiesta da Mosca. In un comunicato, al Assad afferma inoltre che ormai la Siria è “in mano ai terroristi”.
“La mia partenza dalla Siria non era pianificata e non è avvenuta durante le ultime ore della battaglia, contrariamente ad alcune accuse”, ha affermato al Assad in una dichiarazione sul canale Telegram della presidenza, la prima da quando è stato rovesciato, più di una settimana fa, da un’offensiva dei ribelli.
“Mosca ha chiesto un’immediata evacuazione verso la Russia la sera di domenica 8 dicembre”, ha aggiunto Assad, affermando che la Siria è ormai “nelle mani dei terroristi”.
UCCISIONI – Nella Siria post-Assad almeno una ventina di siriani, tra civili considerati filo-regime, miliziani e militari governativi, sono stati uccisi negli ultimi giorni da bande armate indicate come vicine a Hayat Tahrir ash Sham (Hts), la coalizione jihadista ora al potere a Damasco. Lo riferiscono diverse fonti sul terreno nelle regioni di Damasco, Homs, Hama, Idlib, Latakia e Tartus, mostrando in diversi casi filmati delle esecuzioni sommarie.
La maggior parte delle vittime sono alawite, la branca dello sciismo identificata da decenni col regime incarnato da più di mezzo secolo dalla famiglia Assad, ma tra le persone uccise ci sono anche cristiani. E’ il caso di Saaman Sotme e sua moglie Helen Khashouf, di Jamisliye, nella regione di Tartus. Gli uomini armati li hanno sorpresi nella loro casa uccidendoli sul colpo.
In un altro filmato, il corpo senza vita di Abu Ali Ashur, faccendiere per anni al servizio del regime di Assad, è trascinato per strada e spinto vicino a un secchione delle immondizie, il suo corpo preso a schiaffi e calci da alcune persone. Nella regione di Hama, nella località di Rabia, due militari governativi in abiti civili sono fatti inginocchiare e uccisi da miliziani di un gruppo armato anti-governativo.
“Maiali alawiti” è il grido con cui gli armati sparano ripetutamente sui due soldati che si erano nascosti in un capanno. A Idlib, nel nord-ovest, un altro esponente locale del regime è catturato e ucciso. Sono diversi i filmati e le uccisioni di questo tipo provenienti anche dalle zone di Latakia, Homs e Damasco.
UE – “Il nostro capo delegazione, che è basato a Beirut, è ora a Damasco per incontri di alto livello” con le nuove autorità siriane dopo la caduta di Bashar al Assad. Lo precisa l’Alta Rappresentante dell’Ue Kaja Kallas, in conferenza stampa a Bruxelles al termine del Consiglio Affari Esteri.
LIBANO – Il premier libanese, Najib Miqati, ha deciso per la riapertura dell’ambasciata a Damasco, chiusa nel mezzo dell’offensiva che ha portato alla fine del regime di Bashar al-Assad in Siria. Le disposizioni per la riapertura della rappresentanza diplomatica, rende noto l’ufficio del premier, sono arrivate durante un incontro con il ministro degli Esteri, Abdallah Bou Habib, dedicato agli sviluppi in Siria.
Beirut e Damasco hanno ripreso le relazioni diplomatiche nel 2008, dopo tre anni di gelo seguiti all’omicidio nel 2005 dell’allora premier libanese, Rafiq Hariri, vittima della Strage di San Valentino. Poco dopo arrivava il ritiro delle truppe siriane dal Paese dei Cedri. Sabato Mikati, in visita a Roma, ha auspicato “relazioni” con le nuove autorità siriane “sulla base del rispetto reciproco e nell’interesse delle due popolazioni”.