CAPANNORI (LUCCA) – Non si dipana ancora il giallo sulla morte di Artan Kajan, 52 anni, trovato privo di vita la sera di martedì scorso alla cartiera Smurfit di Lunata a Capannori (Lucca). Mancano la pistola e
l’ogiva del proiettile e adesso Marian Pepa, il 50enne albanese che si sarebbe autoaccusato dell’omicidio del connazionale, ha scelto di rimanere in silenzio.
Questa mattina, 11 gennaio 2025, in occasione dell’interrogatorio di garanzia, inizialmente previsto per il 13 gennaio ma anticipato a oggi nel carcere di Lucca, Marian Pepa si è avvalso della facoltà di non rispondere. Inizialmente la morte del 52enne era stata attribuita a un incidente sul lavoro, poi a un malore con conseguente caduta sull’asfalto. Quindi la svolta dopo che Marian Pepa si è presentato alla caserma dei carabinieri autoaccusandosi della morte di quello che in passato era un suo amico e la lesione alla testa della vittima è risultata compatibile con una ferita da sparo.
Proseguono intanto le indagini e i sopralluoghi dei carabinieri che sono alla ricerca di elementi a supporto a quanto dichiarato inizialmente da Pepa. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, Marian Pepa
avrebbe atteso nell’ombra che Artan Kaja finisse di lavorare alla movimentazione dei pancali su un piazzale della cartiera per poi avvicinarsi e sparargli alla testa. Sullo sfondo il possibile movente legato a vecchie ruggini fra i due.
In attesa dell’autopsia, utile a per chiarire in via ufficiale le cause del decesso, fissata per lunedì 13 gennaio, oggi è stato eseguito l’esame radiografico sulla salma. Dall’esito dell’esame è emerso che il proiettile che ha ucciso Artan Kajan è ancora nel cranio della vittima. Nessun dubbio quindi sul fatto che l’ogiva di piombo abbia ucciso il 52enne. Un decisivo passo in avanti nelle indagini.