Il giorno della memoria è una ricorrenza internazionale che si tiene il 27 gennaio, giorno in cui, nel 1945 fu liberato il campo di Auschvitz. La Shoah è uno dei drammi della nostra storia recente, un disegno di sterminio di intere categorie di persone che ha riguardato ebrei, rom e sinti, omosessuali e dissidenti politici.
I nazisti, pochi giorni prima dell’arrivo dell’esercito che liberò i campi, tentarono di portare via i prigionieri e di nascondere le prove delle barbarie e delle uccisioni che avvenivano, ma non riuscirono e, nella mente di tutti noi, ci sono immagini che lasciano ancora oggi increduli su come possa essere stata possibile tanta crudeltà di umani su altri umani. Eppure tutto questo è stato, il giorno della memoria serve anche a questo, a fare in modo che tutto ciò non possa accadere di nuovo perché, come si avverte ogni giorno, gli esseri umani non hanno smesso di essere crudeli nei confronti dei propri simili.
La Shoah viene spesso associata agli ebrei, quelli più numerosi, ma come detto ha riguardato anche altre categorie di persone, altri popoli che ancora oggi vivono di pregiudizi e discriminazioni, la cui storia e la cui cultura ancora non è conosciuta per quello che è realmente e sono più noti i pregiudizi, oggi come allora. In questa categoria rientrano sicuramente i Rom e i Sinti. Dietro ai numeri della Shoah ci sono perone, storie di vita, sogni, sentimenti, spazzati via dalla storia, trucidati e violentati senza alcuna conoscenza.
Lunedì 20 gennaio è stato presentato a Firenze al Memoriale delle Deportazioni il docu-film “Memorijako drom-memory tracks” a cura dell’unità di ricerca dell’Università degli studi di Firenze – dipartimento Forlilpsi che ha partecipato al progetto europeo Tracer Project. Un’iniziativa che ha raccontato la deportazione del popolo Rom e Sinti durante la Seconda Guerra Mondiale, la quale ha partecipato anche l’assessora regionale Alessandra Nardini. Un documentario ben fatto, che racconta proprio questa parte della deportazione e dello sterminio, quella del popolo Rom e Sinti, delle loro battaglie e del loro sterminio.
Sin dalla fine del 1800 esisteva un “registro sulle informazioni degli zingari” in Germania, dal 1933 questo cambiò nome nel “registro della piaga zingara”. Un popolo intero visto come una piaga, da eliminare.
Un gruppo di bambini vennero portati nel 1939 nell’ orfanotrofio a Mulfingen, li c’erano quelli dell’ufficio “igiene razza”, incaricati di trovare fondamenti per attuare lo sterminio. I nazisti erano convinti che gli “zingari” fossero un gruppo affetto da tare ereditarie, la cui presenza doveva essere messa sotto controllo attraverso l’eugenetica. I bambini nell’orfanotrofio non avevano genitori, essendo rom e sinti erano stati tutti arrestati e sterilizzati, furono le cavie della psicologa Eva Justin che scelse di utilizzarli come materiale di studio per la propria tesi di dottorato: in quella tesi si descrissero le esperienze educative ed il loro insuccesso quando applicate ai rom e sinti, per giungere alla conclusione che il problema stava nell’inferiorità razziale degli “zingari”. La tesi di dottorato fu discussa nel novembre del 1943 all’Università di Berlino e si concluse tra gli applausi.
Quando le teorie razziste divennero legge, le piccole cavie diventarono inutili e vennero portate a Birkenau, dove arrivarono il 12 maggio 1944, tatuate con la lettera “z”.
Furono deportati in totale circa 23.000 Sinti e Rom, soprattutto dalla Germania, ma anche da altri Paesi europei. Di questi circa 21000 verranno uccisi ad Auschvitz – Birkenau. Moltissimi anche i bambini presenti nel campo, che furono trucidati insieme ai genitori, addirittura circa 380 erano nati proprio nel campo. Un’area apposita era dedicata a loro, l’area B2E del campo di Birkenau.
Nel campo dei Rom c’era anche un medico che si chiamava Josef Menghele. Il medico studiava la gemmellarità e faceva esperimenti continui sui corpi dei bimbi, cose crudeli che non hanno mai portato a nulla di scientifico, ma solo alla morte dei piccoli. A volte uccideva anche intenzionalmente con iniezioni di fenolo al cuore, per poi sezionare i corpi e poterli studiare.
Come si racconta anche nel docu-film, ai nazisti a volte serviva spazio e quando succedeva questo decidevano di liquidare interi campi. Al campo Rom e Sinti toccò il 16 maggio del 1944, un tentativo che fortunatamente andò male. Ci fu una spia e quando le SS entrarono nessuno uscì dalle baracche e anzi si rivoltarono. Le SS rimasero spiazzate e non riuscirono ad andare avanti, decisero di sospendere questa liquidazione. Fu forse l’unica vera rivolta di un campo contro gli ufficiali nazisti. Il 2 agosto del 1944 viene ritentata la liquidazione. Questa volta riuscì. L’area B2E del campo di Birkenau in cui erano Rom e Sinti fu spazzata via sterminando ogni persona presente.
Il 2 agosto 1944 è una data che difficilmente si ricorda anche nei progetti della memoria, una data in cui migliaia di Rom e Sinti vennero uccisi con l’idea di eliminare l’intera “razza”. Non solo non si ricorda, ma il popolo Rom e Sinti vive ancora di forti discriminazioni e pregiudizi, sulla loro vita, sulla loro cultura, sulle loro abitudini, sui luoghi che vivono. Eppure quel popolo è stato attore della resistenza nel maggio 1944, quelle persone sono state anche partigiani e, in alcuni casi, sono sopravvissuti prima e dopo i campi di concentramento, per essere poi nuovamente discriminati in molti Paesi della nostra Europa.
Queste persone sono parte della storia dell’Europa, quelle morti devono essere ricordate al pari delle altre, quel popolo è il nostro popolo. I Rom e i Sinti hanno voglia di confrontarsi, di integrarsi, di raccontare la loro storia e i loro sogni, recuperiamo la memoria e allontaniamo i pregiudizi.
Sono passati 80 anni da allora, ma i pregiudizi in molti casi sono ancora presenti.
2 Agosto 1944, una data di cui avere memoria. Lo sterminio dei Rom e Sinti
Lo sai che...
26 Gennaio 2025 | 20:46 | Giacomo Cucini