“Garantire massima dignità ed equità alle persone nel sistema sanitario toscano”
«Una legge uscita fortemente migliorata dal lavoro fatto in commissione, una normativa che fissa procedure certe ed eguali nel sistema sanitario toscano e introduce elementi di innovazione per garantire il massimo della dignità per le persone che si approcciano alla scelta del fine vita».
Lo ha detto Enrico Sostegni (Pd), presidente della commissione Sanità, che ha presentato in aula il testo della proposta di legge sul fine vita.
«Due sono state le leggi nazionali che ci hanno orientato nel lavoro fatto: la normativa sulle cure palliative e quella sul consenso informato. In particolare, la seconda, che offre la possibilità di rifiutare le cure e chiedere anche la sedazione profonda. – ha detto Sostegni – Il grande tema sullo sfondo, quindi, è quello che in presenza di una patologia irreversibile, quando l’individuo è capace di prendere decisioni consapevoli e autonome, per la legge possono interrompere i trattamenti. Tuttavia questo non garantisce a tutti un fine vita senza dolore e una morte dignitosa come nel caso del caso del DJ Fabo. Quindi, per una parte dei cittadini è possibile avere una morte dignitosa, per altri no, perché significherebbe subire un dolore insostenibile. A questo punto la Corte Costituzionale è intervenuta, il Parlamento no, la politica non ha fatto nulla.
La proposta, presentata dall’associazione Luca Coscioni – ha ricordato Sostegni – è stata ampiamente dibattuta in commissione, anche con il contributo di diversi soggetti esterni che hanno partecipato alle audizioni. Al termine di questo lungo iter, la commissione ha discusso e approvato diversi emendamenti che hanno modificato profondamente il testo originario e sostanzialmente trasformato la proposta in una norma procedimentale e di attuazione delle sentenze della Consulta, con l’obiettivo di dare una risposta ai rilievi di costituzionalità e legittimità. Le modifiche hanno trovato il consenso dei proponenti. Sempre con gli emendamenti, poi, è stato introdotto un “extra Lea” importante. Finora, verificate le condizioni essenziali, la persona veniva lasciata sola nella ricerca del medico e nel reperimento e pagamento dei farmaci; con questa norma tutto ciò sarà compito del sistema sanitario regionale. La legge toscana, inoltre, garantirà un trattamento eguale ed omogeneo in tutte le aziende sanitarie che, ad oggi, si comportano diversamente.
La legge toscana – ha proseguito Sostegni – non interviene in materia di ordinamento civile e penale, cioè sulla sussistenza delle condizioni per accedere al cosiddetto suicidio assistito. Cosa che, invece, ha fatto la Corte Costituzionale, rendendolo omogeneo su tutto il territorio nazionale. La legge, quindi, detta norme a carattere organizzativo, una disciplina strettamente attuativa della giurisprudenza costituzionale in materia di suicidio medicalmente assistito, nell’esercizio delle proprie competenze.
Ma – ha ammonito Sostegni – non ci sarà nulla di automatico e facilitato. Viene istituita una Commissione multidisciplinare permanente per la verifica della sussistenza dei requisiti per l’accesso al suicidio medicalmente assistito nonché per la verifica o definizione delle relative modalità di attuazione. Sempre nel rispetto del diritto all’obiezione di coscienza per i sanitari. Ci sarà quindi un organismo che sarà composto da un medico palliativista; un medico psichiatra; un medico anestesista; uno psicologo; un medico legale. Primo compito della Commissione sarà quello di verificare in via preliminare che il richiedente abbia ricevuto una informazione chiara e adeguata sulla possibilità di accedere ad un percorso di cure palliative. Cure che vanno intensificate e che occorre vengano conosciute e scelte da più persone, non solo prevalentemente dai malati oncologici, come avviene oggi.
Una normativa – ha ribadito Sostegni – che viene da una proposta d’iniziativa popolare, che il Consiglio regionale era tenuto a valutare. Poteva essere bocciata, ma questo non avrebbe impedito a nessuno di esercitare il diritto che le sentenze della Corte Costituzionale hanno determinato. Solo che lo avrebbe fatto in condizioni di disparità e diseguaglianza, dovendo cercarsi un medico e i medicinali, pagandoli.
Diecimila cittadini toscani ci hanno chiesto di legiferare e lo abbiamo fatto. L’alternativa era lasciare un tema così importante e delicato in carico ai direttori delle aziende sanitarie. Abbiamo scelto di produrre una disciplina seria ed omogenea.
Ringrazio – ha concluso il presidente della commissione Sanità – tutti coloro che, dentro e fuori questo Consiglio, ci hanno consentito di arrivare a una proposta equilibrata, mai ideologica, estremamente rispettosa del diritto e della dignità umana».