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Cristina Manetti: “chiamiamo l’8 Marzo nel modo giusto”

Cristina Manetti: “chiamiamo l’8 Marzo nel modo giusto”

Cristina Manetti è una figura molto importante per la Regione Toscana che ha connotato molto l’azione del governo regionale, soprattutto in tema di diritti e parità di genere e non solo. Ricopre il ruolo di capo di gabinetto del Presidente Eugenio Giani ed è laureata in giurisprudenza, diventata dopo giornalista professionista. Cristina Manetti è l’ideatrice del progetto “La Toscana delle donne”, un’iniziativa contro le discriminazioni di genere e per promuovere i diritti e i talenti femminili. La Toscana delle è un evento annuale finanziato con fondi dell’Unione Europea in cui si susseguono molti incontri, conferenze, spettacoli e mostre sparsi in tutta la Regione con nomi illustri della cultura, dello spettacolo e della letteratura. Solo nel 2024 sono stati oltre 50 gli eventi in 10 giorni orientati a sensibilizzare il pubblico ai temi della parità di genere e sulla violenza alle donne con la presenza di Stefania Sandrelli, Monica Guerritore e Giulia Mazzone.

Recentemente, ha pubblicato il libro “A Penelope che prende la valigia”, un romanzo dedicato alla figlia tredicenne e a tutte le ragazze, in cui affronta temi come il coraggio, la libertà e la parità di genere. Il libro è stato trasformato in uno spettacolo teatrale interpretato da Nancy Brilli. Cristina Manetti è una voce importante nel panorama culturale e sociale toscano, impegnata nella promozione dei diritti delle donne e nella lotta contro le discriminazioni.

Abbiamo pensato che non ci fosse voce migliore per parlare con noi dell’8 Marzo e dei diritti delle donne

Cristina Manetti, qual è il significato dell’8 marzo per lei e come pensa che questa giornata possa contribuire alla sensibilizzazione sulla parità di genere?

Credo che, in primo luogo, sia giusto chiamare l’8 marzo nel modo giusto, perché non è solo una questione formale. Non è la Festa della Donna ma la Giornata internazionale dei Diritti della Donna. Non rammentarlo significa banalizzare, se si vuole addomesticare, una data che è importante, ma lo è nella misura in cui si sgombra il campo da tanti luoghi comuni, che ne sfumano e sminuiscono il significato.

Faccio fatica a considerare questa data una giornata di festa, come tante altre nel calendario dell’anno. Per me è piuttosto l’occasione per mobilitarsi, per richiamare l’attenzione a un impegno che deve essere di tutto l’anno.

La strada per la parità delle donne è ancora in salita. Quali sono, secondo lei, le sfide principali che le donne devono affrontare oggi sia in Italia che a livello globale per raggiungere la parità di genere?

Molta strada è stata fatta, non viviamo più nell’epoca in cui la violenza sulle donne non era considerata reato contro la persona, tanto per dirne una. Ma voglio aggiungere che nessuno dei traguardi raggiunti è stato regalato, ognuno di essi ha richiesto sofferenza, fatica, impegno; e ognuno di essi potrà rovesciarsi in un arretramento se non sapremo difendere ciò che abbiamo conquistato, perché niente è dato una volta per tutte. E poi in ogni caso è molta anche la strada che resta da fare. Basti pensare che in Italia ancora rimangono sensibili divari di reddito a parità di mansioni lavorative. Credo che prima di tutto ci sia una grande battaglia culturale da combattere col massimo delle energie e cercando forme e linguaggi nuovi.

Qual è il ruolo degli uomini nella lotta per la parità di genere e come possono contribuire in modo efficace?

Quando, ormai quattro anni fa, abbiamo cominciato ad avviare il nostro progetto Toscana delle Donne, senza immaginarsi quale attenzione avrebbe riscosso in Italia e in Europa, una cosa ce l’avevamo ben chiara: nonostante il nome del progetto la Toscana delle Donne non sarebbe stata una cosa solo di donne per donne. Combattere per la parità di genere riguarda tutti, e non solo perché è una battaglia di civiltà. In realtà avanzare su questo terreno va a beneficio di tutti in quanto migliora la società nella sua interezza. Tra i tanti aspetti positivi della nostra esperienza c’è anche questa, che questa consapevolezza si è fatta largo tra gli uomini: diversi dei quali fanno parte della comunità di intenti e impegno che anima la Toscana delle Donne.

La Regione Toscana ha fatto molto in tema di parità di genere e per le donne, basti pensare agli asili nido gratis, il codice rosa e altre azioni. Oltre a questo la sua iniziativa “La Toscana delle Donne” ha dato un contributo importantissimo nella cultura e nella sensibilizzazione su questo tema. Come è nata e come andrà avanti?

È nata dall’indignazione per la situazione che abbiamo sotto gli occhi, anche se a volte c’è chi fa finta di non vedere o minimizza. Una situazione di diritti negati, ma anche di meriti non riconosciuti, di talenti soffocati. Indignazione, ma anche voglia di mettersi in gioco, di prendere l’iniziativa piuttosto che aspettare non si sa bene cosa, di creare rete intorno a obiettivi che considero essenziali. Come andrà avanti? Intanto andrà avanti fin quando non arriveremo alla piena parità, fin quando non saremo uguali in ogni diritto, uomini e donne. Più concretamente faremo in modo che la parità di genere ispiri ogni bando, ogni opportunità, ogni politica attiva della Regione Toscana, proponendoci come modello anche per altri.

Da cosa è stata ispirata Cristina Manetti a scrivere il romanzo “A Penelope che prende la valigia”?

Direi il senso del viaggio che abbiamo compiuto, la strada di cui parlavo prima. È essenziale che non sia dato tutto per scontato e acquisito, è necessario passare il testimone alle nuove generazioni perché presto toccherà anche a loro proseguire nella strada.

Quali sono i messaggi principali che vuole trasmettere alle giovani generazioni attraverso le lettere alla figlia Penelope nel suo libro?

Ogni lettera gira intorno a una parola che non è solo una parola, è un messaggio forte, un auspicio che si faccia tesoro di quella parola per indirizzare la propria vita in una certa direzione, piuttosto che assecondare altre spinte. Sono parole di libertà, dignità, giustizia. Parole che vorrei ispirassero la vita di mia figlia e di tutte le ragazze – ma anche i ragazzi – della stessa età. Sta a loro prendere in mano la propria vita. Sta a loro esserne protagonisti.

E lo spettacolo teatrale cosa aggiunge al suo libro?

I libri sono importanti, più necessari di quanto a volte si creda. Ogni grande battaglia è stata accompagnata da libri importanti, che hanno donato senso, informazione, motivazione. Però credo anche che sia bene che i libri si facciano progetto e sappiano continuare a parlare in altre forme, magari contaminandosi con altre opere e altri linguaggi. Questo è quanto può fare il teatro, regalando l’emozione dello spettacolo dal vivo, della comunità di persone che si fa presenza e condivisione.

Quali sono i suoi progetti futuri e come intende continuare a promuovere i diritti delle donne?

La Toscana delle Donne andrà avanti, grazie al sostegno del presidente Eugenio Giani che ne ha fatto uno dei progetti che più hanno rinnovato e caratterizzato il governo regionale in questa legislatura. Per quanto mi riguarda voglio continuare il viaggio cominciato con Penelope. E magari raccontare le storie di donne che hanno sfidato pregiudizi e divieti e sono riuscite per la prima volta a fare qualcosa che sembrava loro precluso.

Un’ultima domanda: un suo messaggio e un suo augurio per questa giornata a tutte le donne?

Di far sì che questo 8 marzo sia una giornata importante di riflessione, condivisione, mobilitazione, e perché no, anche di festa, Ma poi di darsi appuntamento anche il 9, il 10, l’11 marzo, perché i diritti non possono essere confinati a una data sul calendario.

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