
(Foto d’archivio)
Saranno due, i cardinali della Toscana chiusi in Conclave per l’elezione del nuovo Pontefice. Si tratta del sessantenne Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo metropolita di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino e dal 21 luglio 2022 vescovo di Montepulciano-Chiusi-Pienza, e di Giuseppe Betori, già arcivescovo di Firenze. Il suo successore, monsignor Gherardo Gambelli, non è ancora cardinale. Mentre gli altri due cardinali che risiedono in Toscana, Lorenzo Baldisseri e Gualtiero Bassetti, fiorentino, hanno entrambi superato gli 80 anni e quindi è loro interdetta la partecipazione.
Giuseppe Betori, già arcivescovo di Firenze, è rimasto interdetto dalla notizia della morfte di Papa Francesco. “E’ stato – ha detto – un colpo a sorpresa e ha provocato tanto dolore in me, ma credo in tutti. Tanta gente in queste ore mi si è rivolta per dire la propria partecipazione al dolore della Chiesa per la perdita di un Papa che ha segnato e continuerà a segnare profondamente la storia della Chiesa, ma anche la storia del mondo”.
La sua eredità, ha aggiunto Betori, “è fondamentalmente un messaggio di misericordia anzitutto, e poi di speranza. La fiducia che si ha nel Signore che è pieno di misericordia, ma è anche capace di di rinnovare il mondo. E allora dobbiamo metterci fiduciosamente nelle mani del Dio misericordioso, il mondo può cambiare”.
Durante lo scorso conclave, ha raccontato Betori, Bergoglio “entrando alla Sistina mi chiese di dove ero, e gli dissi che ero l’arcivescovo di Firenze, e lui mi disse che non era mai stato a Firenze. Allora io gli dissi ‘Venga, venga’. Non immaginavo che sarebbe venuto da Papa, anche se qualche avvisaglia c’era. Poi il suo desiderio di venire a visitare Firenze lo ha esaudito da Papa” e con “il suo meraviglioso discorso in cattedrale ha saputo cogliere proprio l’anima della storia fiorentina con i due riferimenti: l’uno alla immagine del Cristo sull’alto della cupola di Brunelleschi, e l’altro nella medaglia spezzata dei bambini che venivano affidati all’istituto degli innocenti”.
“Ricordo tanta gente quel giorno – ha aggiunto Betori – sia lungo le strade sia allo stadio, per stare vicino a lui. E poi ricordo il suo momento più intimo con Don Lorenzo Milani, in cui ce lo ha restituito in una maniera piena, come Don Milani avrebbe voluto, cioè come prete, come uomo di chiesa, come uomo dei poveri”.
Per Betori Papa Francesco “ha sottolineato questa unità tra la dimensione di fede e la dimensione sociale di Milani, legati tutto alla appartenenza alla Chiesa. E anche questo è stato un grande messaggio per noi, per non perdere un’eredità così bella”.
Quanto al futuro, “sembrava impossibile un dopo Giovanni XXIII, oppure un dopo Giovanni Paolo II. Invece la Chiesa ha sempre trovato dal Signore il modo di ricostruire il futuro” prendendo “direzioni diverse nel solco del Vangelo con spiriti e con impulsi e con orizzonti anche sempre nuovi. Ci aspettiamo ancora qualcosa di nuovo”.