
ROMA – Quello del ministro Musumeci è stato un “richiamo generale” che non aveva come oggetto le sole celebrazioni del 25 Aprile, ma tutte le cerimonie nel contesto del lutto nazionale. Fatto sta che fra patrocini negati e ridimensionamenti delle celebrazioni, quella di domani si preannuncia come una festa dai toni molto sommessi in molti comuni. A questo, poi, si aggiunge il timore di scontri nelle piazze. A Milano, ad esempio, dove i giovani palestinesi hanno annunciato di volere conquistare la testa del corteo. Polemica a Orbetello, dove il comune ha negato il patrocinio alla manifestazione. A Lastra a Signa concerto annullato.
“Siamo preoccupati ovviamente. Dico solo che chi ha intenzione di rovinarci la festa fa un favore solo alle destre”. A dirlo è Primo Minelli, presidente di Anpi Milano, rispondendo all’annuncio dei giovani palestinesi di voler conquistare la testa del corteo. “Ci sono delle regole”, risponde la Brigata ebraica, “Che arrivino costoro”, aggiunge la Brigata riferendosi ai giovani palestinesi, “che non hanno alcun titolo riguardo alla Seconda guerra mondiale e vogliono passare davanti a tutti, gia’ delinea che tipo di persone sono. Persone che non hanno ne’ educazione ne’ rispetto per chi e’ stato deportato e ha combattuto la guerra di liberazione” conclude il direttore del Museo della Brigata ebraica Davide Romano.
Uno schema che si ripete anche a Roma: a Porta San Paolo, luogo simbolo della Resistenza capitolina, sono attesi sia i giovani palestinesi che la Brigata ebraica. Lo scorso anno la manifestazione si concluse con il lancio di oggetti fra manifestanti filopalestinesi e altri della Brigata ebraica. Se da una parte l’Anpi e’ impegnata a raffreddare gli animi a Milano, a Orbetello scende in piazza contro la decisione del sindaco Andrea Casamenti di “negare il patrocinio” alle celebrazioni del 25 Aprile”. A denunciare la scelta del primo cittadino è il segretario provinciale del Pd, Giacomo Termine: “Si tratta di un gesto gravissimo e indegno, che offende la memoria storica del nostro Paese e calpesta i valori fondanti della Repubblica”.