Martedì 11 Febbraio 2025 segna una data storica per la Toscana. La regione che si è sempre contraddistinta per essere in prima linea in materia di diritti civili, anche questa volta ha messo il segno. La legge sul fine vita è stata approvata oggi in Toscana, la prima regione in Italia a colmare un vuoto legislativo che il Parlamento da anni rimanda senza aver mai dato seguito a un testo legislativo, anche se più volte chiesto e richiamato dalla Corte costituzionale. Dopo anni di dibattiti, confronti e discussioni sia a livello locale che nazionale, la Regione ha finalmente adottato una normativa che regola la possibilità per i cittadini di scegliere come affrontare l’ultimo capitolo della propria vita se ancora in grado di intendere e di volere. Una legge che non solo riflette un cambiamento di sensibilità sociale, ma che si inserisce in un panorama più ampio di diritti civili e libertà individuali.
Ci aveva già provato il Veneto con l’accordo anche del governatore Zaia, ma non riuscirono ad arrivare alla fine del percorso legislativo. Oggi invece la Toscana riesce e approva e quel testo è già all’attenzione di altre quattro regioni che nei prossimi mesi potrebbero aggiungersi alla Toscana.
Con il voto favorevole di PD, Italia Viva, Movimento 5 Stelle e gruppo misto (27 favorevoli, 12 contrari, 1 astenuto e 1 voto non espresso) è legge il testo di iniziativa popolare firmato da migliaia di Toscani: anche questo segna una novità importante del contesto normativo nazionale e regionale ed è una prova politica rilevante per il campo largo di centro sinistra che potrebbe candidarsi alle prossime elezioni regionali.
La nuova legge sul fine vita in Toscana stabilisce una serie di principi e garanzie per le persone che, affette da malattie terminali o condizioni di sofferenza insostenibile, desiderano porre fine alla propria vita in modo dignitoso e assistito. In particolare, la legge prevede la possibilità di accedere all’eutanasia o al suicidio assistito, sotto precise condizioni e controlli, nel rispetto della libertà di scelta del paziente.
Abbiamo chiesto a Enrico Sostegni, presidente della Commissione sanità che in prima persona e con tutta la commissione ha seguito la norma di cui è stato relatore, come nasce e quali sono stati gli sviluppi di questa norma.
Come nasce questa legge e come mai la Regione Toscana ha affrontato questo percorso?
La legge è d’iniziativa popolare, parte dal comitato Coscioni toscano, il testo ha raccolto oltre 10.000 firme. La legge sul fine vita toscana è la prima legge di iniziativa popolare della
Toscana dalla nascita dei consigli regionali rispettando anche la volontà dei proponenti.
Quali sono i presupposti principali e quali le condizioni per poterla usare?
Fino all’entrata in vigore di una norma statale possono accedere alle prestazioni e ai trattamenti relativi al suicidio assistito le persone che sono affette da una patologia irreversibile, fonte di sofferenza fisica e psicologica che le stesse reputano intollerabili, che sono tenute in vita da trattamenti di sostegno vitale, pienamente capaci di prendere decisioni libere e consapevoli, che esprimono un proposito di suicidio formatosi in modo libero, autonomo, chiaro e univoco.
Quando ci sono queste condizioni si può essere aiutati ad autosomministrarsi un farmaco per accompagnare la persona nella sua scelta. Già per la legge 217/19 si potrebbe in tali casi interrompere il trattamento vitale e chiedere la sedazione profonda, ma in alcuni casi questo non garantisce un fine vita dignitoso e inoltre adesso le ASL finiscono con l’accertamento dei requisiti poi lasciano le persone sole che devono trovarsi farmaci e personale sanitario.
Cosa è cambiato rispetto alla proposta popolare nel testo di legge?
Nel lavoro in commissione abbiamo tolto tutte le parti che potevano far pensare a uno sconfinamento nella disciplina dell’ordinamento civile e abbiamo inserito la prestazione aggiuntiva (extra lea) di cui parlavo prima.
Quali sono state le difficoltà maggiori per arrivare a questa storica approvazione?
Le difficoltà maggiori sono state legate al far capire il tema e superare i pregiudizi che sono radicati, oltre ad affermare la laicità delle istituzioni senza offendere i sentimenti e le convinzioni religiose di nessuno.