La ‘posa della prima pietra’ sancisce la fase attuativa che porterà alla rinascita del borgo
Con la ‘posa della prima pietra’ a Castelnuovo d’Avane il presidente della Regione Eugenio Giani e il sindaco di Cavriglia, Leonardo Degl’Innocenti o Sanni chiudono formalmente in Toscana la fase progettuale del Bando dei 20 Borghi voluto dal Ministero della cultura e aprono la fase attuativa che porterà alla rinascita del borgo.
Entro il 2026 Castelnuovo d’Avane diverrà un ‘Centro di creatività’ con attività e presenze a servizio della formazione, orientato a condividere sostenibilità e creatività: sorgeranno tre musei, spazi pubblici rigenerati, giardini, luoghi della memoria, residenze turistiche, tra cui un albergo diffuso, residenze private e imprese, botteghe artigianali, abitazioni dedicate al social housing e ai giovani.
Alla cerimonia di questa mattina, che annuncia l’apertura del cantiere che consegnerà alla comunità di Cavriglia e all’intera regione un borgo interamente riqualificato e portato a nuova vita, sono intervenuti anche l’architetto Marco Casamonti; l’ingegnere dello Studio GPA Giovanni Cardinale; Francesca Velani, vicepresidente Promo PA Fondazione, il vicesindaco Filippo Boni e la giunta municipale.
Due anni fa la Regione scelse proprio Castelnuovo d’Avane, tra altri 42 candidati, come unico ed esemplare rappresentante per la Toscana per il progetto finanziato per 20 milioni dal Pnrr che comprende sia opere di ristrutturazione sia lo sviluppo di attività di valorizzazione e produzione culturale. Dall’aggiudicazione del bando a oggi tutte le energie sono state impiegate per “cucire” addosso al Borgo un progetto che ne salvaguardasse le peculiarità, proiettandolo al contempo verso una dimensione più fruibile e capace di attrarre turisti, capitali, nomadi digitali, artigiani e nuovi abitanti.
Eugenio Giani ha parlato di “Un progetto rivolto all’intero Valdarno, di cui intende divenire motore di sviluppo e creatività a servizio delle imprese e dell’economia di questa parte della Toscana. Il Valdarno e la provincia di Arezzo vantano professionalità storiche, dalla moda all’oreficeria, dalle ceramiche e vetrerie per arrivare ai servizi a base digitale e tecnologici: Castelnuovo, con la sua storia impegnativa, è il luogo ideale per scrivere una pagina fortemente innovativa di rinascita, uno scatto verso la modernità da parte del territorio finalmente restituito alla sua comunità. Un progetto – ha aggiunto il presidente della Regione – incentrato sul recupero di qualità con il quale tra l’altro sperimentiamo il metodo con cui approcciarsi ai Comuni della Toscana Diffusa”.
Leonardo Degl’Innocenti o Sanni ha dichiarato: “E’ una profonda soddisfazione per me celebrare la posa della prima pietra del Borgo di Castelnuovo d’Avane, soprattutto perché essa rappresenta il termine di un lungo e tortuoso processo progettuale e burocratico. Da adesso, infatti, seguirà la vera e propria fase attuativa, al termine della quale il Borgo abbandonato tornerà a risuonare di vita”.
Di fondamentale importanza nel percorso di rinascita è anche la collaborazione con Enel Produzione S.p.A., che curerà progettazione e realizzazione di una strada di collegamento al Borgo dall’area nord, ovvero dalla S.P. delle Miniere.
In campo dunque una riqualificazione totale, ambientale ed energetica, che presterà particolare attenzione all’accessibilità e alla cultura avendo comunque al centro storia e caratteristiche del borgo che fu. Un passaggio, questo, che parla direttamente al cuore della comunità e di quanti oggi salutano con orgoglio una vera e propria rinascita. Il Borgo, si spiega a Castelnuovo d’Avane, è considerato da sempre un luogo deputato alla memoria delle ferite che la popolazione di qui ha subito negli anni. Dalla strage messa in atto dai Pazzi nel 1267, che massacrarono gli abitanti maschi della rocca, all’eccidio avvenuto il 4 luglio del 1944, questa volta per mano nazi-fascista che, di nuovo, vide cadere 74 uomini, privando della vita 192 civili innocenti nell’intero territorio comunale.
La storia di questo paese è legata anche all’estrazione della lignite xiloide che ne caratterizzò l’economia già da metà del 1800 fino alla nascita del progetto Santa Barbara, nel 1956, con lo scavo della lignite a cielo aperto che decretò la demolizione di case, chiese e un castello, portando lo stesso abitato di Castelnuovo ad un passo dal franare. Per questo motivo negli anni Settanta l’intero abitato venne evacuato e ricostruito in altra località vicina chiamata Camonti.
“Oggi, quel paese parzialmente scomparso inizierà a rinascere”, ha concluso il sindaco Degl’Innocenti o Sanni.
Fonte: Regione Toscana