
WASHINGTON – Non molla sui dazi, Donald Trump. Ripete: “Sono una medicina amara ma necessaria”, spiega ignorando per ora il crescente assedio di ceo, banchieri, donatori – ma anche di vari repubblicani – spaventati dalla guerra commerciale globale. Nel frattempo per le borse di tutto il mondo è il terzo giorno consecutivo di crollo e di caos.
A confondere i mercati sono anche i messaggi contrastanti lanciati dal tycoon, che alterna il pugno duro all’apertura verso negoziati, tranne che con Pechino, contro cui ha minacciato dal 9 aprile il 50% di dazi in più se non revoca le sue misure ritorsive: in tal caso alcuni prodotti cinesi potrebbero avere tariffe di oltre il 100%. The Donald sembra concentrare ora la sua battaglia contro il Dragone: l’avversario geopolitico numero uno, con cui gli Usa hanno il peggior deficit commerciale e che sta flirtando col resto del mondo proponendosi come alternativa al brutale isolazionismo americano.
Secondo Trump, Pechino ha anche fatto saltare una bozza di accordo su TikTok a causa dei dazi Usa. “Se li avessi ridotti un po’, avrebbero approvato quell’accordo in 15 minuti, il che dimostra il potere dei dazi”, ha detto. “Non siate deboli! Non siate stupidi! Non andate in panico… Siate forti, coraggiosi e pazienti, e la grandezza sarà il risultato!”, ha esortato il presidente su Truth. Poi però ha teso la mano a tutti i Paesi che hanno chiesto incontri promettendo che “i negoziati cominceranno immediatamente”, Cina esclusa.
Sono oltre 50, secondo il suo entourage: dal Giappone a Taiwan sino a Israele, il cui premier Beniamin Netanyahu oggi è stato il primo leader straniero a sbarcare alla Casa Bianca per trattare. Quanto alla Ue, quando gli è stato chiesto se volesse zero tariffe con la Ue come sostenuto da Elon Musk, Trump l’ha accusata di aver “fatto una fortuna con noi”. “L’Europa – ha attaccato – ci ha trattato molto molto male ma stanno venendo al tavolo. Vogliono parlare, tuttavia non si parla se non ci pagano un sacco di soldi su base annuale”, ha avvisato. Cresce intanto l’assedio dei big di Wall Street, che annovera anche molti dei suoi donatori e sostenitori.
Il ceo di JPMorgan Chase Jamie Dimon ha messo in guardia contro un aumento dell’inflazione, con un incremento pure dei prezzi interni, e un rallentamento dell’economia. Ma anche dal rischio di minare le alleanze economiche e militari che hanno reso gli Usa il Paese più potente del mondo. Il capo economista di Goldman Sachs, Jan Hatzius, ha aumentato le probabilità di una recessione negli Stati Uniti dal 35% al 45%. E persino Bill Ackman, il miliardario degli hedge fund e uno dei più grandi sostenitori di Trump a Wall Street, ha avvertito che la capacità del presidente di gestire la battaglia commerciale sarà indebolita se i mercati continueranno a precipitare.
“Non aiuta la posizione negoziale del nostro paese e del nostro presidente cercare di concludere accordi mentre il nostro mercato sta crollando. Chiunque stia raccomandando questa idea a Trump dovrebbe essere licenziato subito”, ha scritto Ackman su X, evocando “un inverno nucleare economico” e proponendo una sospensione dei dazi di 90 giorni.
Un’ipotesi che ha fatto rimbalzare le Borse dopo un equivoco “sì” in tv del consigliere economico della Casa Bianca Kevin Hassett a una domanda su questo scenario. Ma la notizia, rilanciata da tutti i media, è stata subito smentita come “fake news” dalla portavoce della presidenza Karoline Leavitt. Monta anche il malcontento nel partito repubblicano, dove sette senatori hanno firmato una proposta di legge bipartisan che limiterebbe l’autorità del presidente di imporre dazi unilaterali. Trump ha già minacciato il veto.