
WASHINGTON – Giorgia Meloni è in volo per Washington, dove l’aspetta il primo faccia a faccia ufficiale con Donald Trump alla Casa Bianca. Intanto i suoi delimitano il campo di gioco, minimizzano i rischi di cui pure anche la stessa premier “è consapevole”, e si dicono certi che laddove l’imprevedibile presidente americano dovesse assumere posizioni insostenibili la presidente del Consiglio non esiterebbe a rispondere a tono al suo interlocutore.
“La fase è complessa e in rapida evoluzione”, ribadisce lei stessa in un videomessaggio al Consorzio del Grana Padano. Servono “concretezza, pragmatismo e lucidità”, elenca la premier assicurando che il suo faro, anche dentro allo Studio Ovale, resterà “l’interesse nazionale”. E pure quello europeo, visto che la missione è stata preparata in stretto “coordinamento” con la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.
Le due, hanno fatto sapere da Bruxelles, si sono sentite anche nella serata prima della partenza. E sono state in contatto praticamente “tutti i giorni” almeno nell’ultima settimana, assicurano ai piani alti del governo. Ogni iniziativa che faciliti il confronto (magari anche un incontro tra von der Leyen e Trump, che non si sono nemmeno mai sentiti in questi primi cento giorni della nuova amministrazione) è ben vista dalle istituzioni europee, che non mancano di sottolineare che la competenza per trattare sulle tariffe commerciali è della Commissione.
Si tratti di dazi, di spese per la difesa o anche di Ucraina (Meloni, assicurano i suoi, resterà fermamente dalla parte di Zelensky) chi ha avuto modo di parlare con la premier prima della partenza assicura che Meloni sfrutterà l’occasione per spiegare all’amico “Donald” il punto di vista europeo, sfruttando sia la sintonia personale con il tycoon, che l’ha invitata anche alla cerimonia per il suo insediamento, sia la vicinanza politica dovuta alla comune appartenenza alla famiglia dei conservatori.
Meloni arriva a Washington nel tardo pomeriggio americano, per prepararsi all’incontro previsto attorno all’ora di pranzo di giovedì: una visita “con una posta in gioco molto alta” secondo i media americani: la premier italiana rischia “il suo capitale politico in Europa e in patria per un incontro dai possibili esiti negativi”, scrive il New York Times, osservando che il viaggio ha “suscitato più speranze – e timori – rispetto alle visite di alcuni dei suoi predecessori alla Casa Bianca, per via della posizione particolare che occupa nel contesto europeo” grazie al suo “background di destra” che “l’ha da tempo posizionata come una potenziale alleata di Trump”.
Per il Washington Post l’Ue “affida le sue speranze commerciali a Meloni, la sua ‘sussurratrice’ di Trump”, sottolineando che “pochi leader europei sono ambasciatori migliori alla corte di Trump”, ma ora la premier italiana dovrà dimostrare se davvero può essere quel “ponte” tra le due sponde dell’Atlantico “che dice di essere”.
Ci sono “insidie, ma anche speranze e opportunità” nella visione del presidente del Senato Ignazio La Russa, che predica prudenza nei rapporti con la Cina, una tra le questioni più delicate che potrebbero essere affrontate nel bilaterale insieme a quella delle spese per la difesa. L’Italia resta fanalino di coda tra i Paesi Nato e la premier dovrebbe portare alla Casa Bianca l’impegno a raggiungere rapidamente intanto l’obiettivo 2% del Pil, per poi magari progredire verso target più ambiziosi “per i prossimi anni” ma escludendo che si possa raggiungere quel 5% più volte richiesto dagli Stati Uniti.
Nei colloqui si affronteranno anche i rapporti (e gli investimenti) bilaterali, dove la premier potrà vantare l’impegno di molte big italiane negli Usa (da Eni ed Enel a Leonardo). Mentre Andrea Stroppa augura il suo “buona fortuna” social, non sarebbe in agenda un incontro con Elon Musk. La premier al suo rientro in Italia venerdì riceverà invece a Palazzo Chigi, per una colazione di lavoro, il vicepresidente Usa J.D. Vance.
EFFETTO S&P – Effetto S&P sui titoli di Stato emessi dal Tesoro con un boom di richieste superiore ai 100
miliardi di euro. La promozione dell’Italia da parte dell’agenzia di rating, che venerdì scorso ha migliorato il giudizio a BBB+ da BBB con outlook stabile, ha fatto incassare un pieno di ordini da 103 miliardi nell’emissione via sindacata dual-tranche. Ma il record resta quello di gennaio scorso quando, con una analoga emissione, erano stati assegnati 18 miliardi rastrellando ordini per 270 miliardi.
Il Tesoro ha collocato oggi 11 miliardi in totale: un nuovo Btp a 7 anni e un nuovo Btp a 30 anni indicizzato all’inflazione. Per il Btp a 7 anni, che ha raccolto ordini per oltre 50 miliardi, l’ammontare collocato è stato fissato a 8 miliardi mentre quello a 30 anni, che aveva una ‘size’ predefinita di 3 miliardi, ha ricevuto richieste superiori ai 53 miliardi. La forte domanda ha permesso di restringere da 15 a
13 punti base sull’indicazione iniziale di prezzo lo spread del primo bond e da 38 a 36 punti quello del secondo.
L’ottima accoglienza dei due bond segue l’onda dell’innalzamento del rating da parte di S&P che fa presagire mosse altrettanto incoraggianti da parte delle altre agenzie. “Ieri – viene fatto notare dagli analisti – i bond italiani hanno sovraperformato. Oggi il collocamento è andato molto bene
seppur in un contesto di mercato ancora volatile. Non a caso il collocamento dei Btp è l’unico deal sul mercato oggi e anche la composizione della domanda è stata molto positiva, con i titoli allocati solo a fondi di alta qualità”.