
Giorgia Meloni incontra – insieme alla task force costituita a palazzo Chigi – le associazioni di categorie, offrendo “un patto per fare fronte comune” e mettendo sul tavolo, previa trattativa con la Ue, 25 miliardi, tra revisione del Pnrr e dei fondi di coesione. L’annuncio è che il 17 aprile sarà a Washington per incontrare il presidente americano Donald Trump, la strada e’ sempre quella del negoziato, partendo dal presupposto che una guerra commerciale danneggerebbe tutti e che il punto d’arrivo potrebbe essere quello della formula ‘zero per zero’, ovvero la possibilità di azzerare i dazi reciprocamente. Ma il messaggio forte la premier lo invia soprattutto a Bruxelles.
La premessa è che si e’ decisa una strada che non prevede un’escalation contro gli Usa, “altrimenti non avrebbe supportato la Ue”, la richiesta è quella di avviare un confronto con la Commissione per un regime transitorio sugli aiuti di Stato, una maggiore flessibilita’ nella revisione del Pnrr, nell’utilizzo dei fondi di coesione e nella definizione del Piano sociale per il clima.
“Se l’Europa pensa di sopravvivere a questa fase continuando a far finta di niente o a pretendere di iper regolamentare tutto, semplicemente non sopravviverà e abbiamo un problema piu’ grande dei dazi americani”, taglia corto.
“Togliamo i dazi che la Ue si è autoimposta”, continua a ripetere il presidente del Consiglio, facendo riferimento alla necessità di rafforzare la competitività delle nostre imprese, al bisogno di accelerare la riforma del mercato elettrico e il percorso verso il mercato unico e citando “le regole ideologiche e non condivisibili del Green Deal” che “stanno avendo un impatto pesantissimo sul tessuto produttivo e industriale, a partire dal settore automotive”.
E’ necessario poi “evitare che la sovrapproduzione della Cina e di altri Paesi soprattutto asiatici colpiti dai dazi statunitensi impatti nel nostro mercato interno”. Con le imprese la premier rilancia: “L’obiettivo è utilizzare la crisi per rendere il nostro sistema economico più produttivo e competitivo”. Da qui la proposta di un patto comune. Ma il cuore dell’intervento del presidente del Consiglio e’ sulla revisione del Pnrr. Una trattativa si e’ aperta con Bruxelles. Il governo ha deciso di non fare leva sui fondi di Industria 5.0, anche su richiesta delle imprese stesse. E di puntare soprattutto sui fondi di coesione e sul piano sociale del clima. “Abbiamo individuato nell’ambito della dotazione finanziaria del Recovery italiano e della sua prossima revisione circa 14 miliardi di euro che possono essere rimodulati per sostenere l’occupazione e aumentare l’efficienza della produttivita’”, sottolinea. La sfida e’ complessa, “non bisogna amplificare l’impatto” dei dazi, “ma abbiamo tutte le carte per superarla”, ribadisce la premier.