FIRENZE – Due uomini salgono sul ponteggio e si allontanano dopo quaranta minuti: indagini in corso sull’allarme scattato nella notte tra sabato 21 e domenica 22 dicembre 2024 davanti al condominio, in pieno centro storico a Firenze, dove abita il procuratore di Prato, Luca Tescaroli, che negli anni da procuratore aggiunto a Firenze ha indagato sui mandanti occulti delle stragi mafia.
Secondo quanto appreso, come riportato dall’edizione fiorentina di “Repubblica”, la scoperta è stata fatta in seguito all’alert partito dai sensori montati sull’impalcatura: i carabinieri a quel punto hanno iniziato a raccogliere i video delle telecamere di sorveglianza, riuscendo a individuare due persone intente a salire sul ponteggio. Gli accertamenti si concentrano, dunque, nel tentativo di individuare i due uomini, che si sono allontanati prima dell’arrivo dei militari. Vista la vicinanza con la casa di uno dei magistrati più impegnati nella lotta alle mafie, l’attenzione è ai massimi livelli e non si trascura alcuna ipotesi, compresa quella dell’atto intimidatorio. Fondamentale si annuncia proprio il lavoro di identificazione dei due sospetti, la cui versione potrebbe chiarire definitivamente la natura del gesto.
Un caso, quello avvenuto sabato notte, arrivato a un anno e mezzo di distanza da un altro episodio analogo, che aveva fatto scattare controlli a tappeto ed era approdato alla procura di Genova (competente per i reati commessi o subiti da magistrati in servizio in Toscana). Il 19 giugno 2023, gli uomini della scorta trovarono, infatti, una scatola metallica con dei fili elettrici che fuoriuscivano proprio davanti al portone d’ingresso della casa di Tescaroli: scattato l’allarme bomba, gli artificieri dei carabinieri esclusero la presenza di esplosivo. Anche in quel caso, le telecamere ripresero due uomini avvicinarsi al portone e abbandonare la scatola, poi risultata contenere un pacco batterie per la ricarica di microcar elettriche. In quel periodo il magistrato (che in passato ha indagato anche sulla strage di Capaci e su Mafia capitale) stava lavorando all’inchiesta sui mandanti occulti delle stragi del 1993-94. In particolare, in quei giorni stava conducendo gli accertamenti sulle presunte rivelazioni del tuttofare dei fratelli Graviano, Salvatore Baiardo, su una foto (la cui autenticità è tutta da verificare) con protagonisti Silvio Berlusconi, Giuseppe Graviano e il generale dei carabinieri Francesco Delfino.
Proprio Baiardo, due settimane fa, è finito in carcere dopo che la Cassazione ha respinto il suo ricorso contro la decisione – basata sugli elementi raccolti dalla procura – del Tribunale del riesame fiorentino. L’ex gelataio di Omegna è accusato di favoreggiamento nei confronti di Berlusconi e Marcello Dell’Utri (che dopo la morte del Cavaliere è rimasta la figura centrale dell’inchiesta della Dda) e di calunnia ai danni del giornalista Massimo Giletti, cui avrebbe mostrato la foto salvo poi mentire ai magistrati negando di averla e dicendo quindi che si era trattata di una bugia di Giletti.
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