TORINO – E’ morto all’eta’ di 89 anni, oggi, 27 dicembre 2024, a Torino, il giornalista Gian Paolo Ormezzano, firma storica dello sport italiano. Lunghissima la sua carriera: e’ stato direttore responsabile di Tuttosport, editorialista del Guerin Sportivo e de La Stampa, commentatore di trasmissioni sportive. Ormezzano, grande tifoso del Toro, e’ stato anche autore di numerosi libri sulla storia del calcio.
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Veniva volentieri a Firenze, Gian Paolo. Perchè con Raffaello Paloscia, Loris Ciullini, Giampiero Masieri, Sandro Picchi, Riccardo Roncaglia, Roberto Gamucci, Nerio Giorgetti e con il sottoscritto che stava entrando nel “giro” dei cronisti sportivi”, si trovava bene.
Erano i primi anni Settanta. Lui, direttore di Tuttosport, non tifava per la Juve. Era del Toro. Qui c’era la tifoseria gemella dei granata. E con i colleghi fiorentini aveva un legame particolare. Infinite le discussioni. Ma Ormezzano si distingueva non solo per l’incredibile conoscenza del mondo dello sport. Ma anche per l’immensa cultura. Come Gianni Brera, sapeva gestire le parole. Inventava neologismi destinati a fare tendenza e perfino storia. Mi colpì un suo titolo: “L’Italia è diventata un paese Merckxista”. in omaggio al grande Eddy. E giocando su Karl Marx.
La terza pagina di Tuttosport aveva un vero taglio culturale. E ci metteva del suo con un “pensierino” di 5 righe sul tema del giorno che cominciava sempre allo stesso modo: “Olivie e Marie, figlie mie…”. Era una specie di letterina alle sue ragazze, appunto Olivia e Maria (Timothy ancora non c’era), nella quale esprimeva giudizi precisi, mirati, mai velenosi.
Lo vidi l’ultima volta, poco prima del Covid, per un Fiorentina-Torino. Un amico comune, Marco Vichi, mi chiese di andarlo a prendere per portarlo con me al Franchi. Era divertentissimo. “Litighi sempre?”, mi chiese sorridendo. Risposi di sì. E mi dovetti “esibire” perchè un collega, non educatissimo, si era seduto al suo posto in tribuna stampa. Lo feci sloggiare. Considerai un grande onore aver difeso il suo diritto a troneggiare in mezzo a noi. Ciao Gian Paolo…
Sandro Bennucci