FIRENZE – Ha deciso di essere alle Piagge, per Natale, Gherardo Gambelli, arcivescovo di Firenze. “Sarò presente il giorno di Natale alle Piagge”, quartiere alla periferia di Firenze, “per esprimere questa vicinanza a coloro che si impegnano nei confronti delle persone più povere, che in qualche modo attraverso la solidarietà aiutano queste persone a portare la croce, e far sapere loro che sono sempre al centro delle nostre attenzioni”. Lo ha affermato, l’arcivescovo, incontrando la stampa fiorentina per lo scambio di auguri di Natale.
“E’ un modo per incoraggiare una Chiesa in uscita, che va verso le periferie: interpreto molto il ruolo del vescovo come colui che è chiamato soprattutto a dire una parola di incoraggiamento, e quindi quando ci sono realtà come certamente quella di don Alessandro” Santoro, il parroco delle Piagge, “ma ce ne sono tante altre anche nella nostra città, mi sembra che sia importante la presenza del vescovo, che possa dire una parola buona e soprattutto incoraggiare chi si mette vicino agli ultimi. Non soltanto siamo chiamati a lavorare per rendere il mondo più giusto, ma anche a metterci in ascolto della sapienza delle persone più povere”.
Per l’arcivescovo, la Chiesa vuole essere vicina alle persone che soffrono: da qui anche “un messaggio di cordoglio” nei confronti della famiglia di San Felice a Ema uccisa dal monossido di carbonio. “La preghiera – ha detto – è qualcosa che ci permette di trovare la forza interiore per rialzarci e per poter veramente stare vicino a tutti coloro che vivono delle situazioni di sofferenza. Penso anche ai familiari delle vittime dell’incidente che c’è stato a Calenzano, e a tante altre situazioni come anche quella proprio di febbraio all’Esselunga in via Mariti”.
In questo periodo di feste natalizie a Firenze “mi piacerebbe che accanto alla bellezza dei monumenti noi vivessimo la bellezza dei gesti di solidarietà”. Lo ha affermato monsignor Gherardo Gambelli, arcivescovo di Firenze, incontrando la stampa fiorentina per lo scambio di auguri di Natale. “Faccio i miei più cari auguri a tutte e tutti – ha detto – di poter trovare proprio la festa del Natale la luce della speranza. Gesù viene nel mondo in un contesto di oppressione, di una occupazione militare della Palestina, della Terra Santa: e proprio lì il Signore è venuto a portare la luce e la forza della speranza. Quindi, accogliendo ognuno questa luce, noi possiamo rischiarare le tenebre del mondo”.
Dunque, ha sottolineato l’arcivescovo, “l’augurio è proprio questo: di cercare veramente, soprattutto il giorno di Natale, di fare un gesto di amicizia, un gesto di solidarietà, in modo particolare verso chi è più solo, chi vive situazioni di sofferenza. Ogni volta che noi cerchiamo di fare un piccolo gesto nei confronti di qualcuno che sta vivendo una sofferenza, questo riempie il nostro cuore di gioia. L’egoismo è sempre alla radice della tristezza: e allora la generosità che noi possiamo vivere, soprattutto in questi momenti difficili, in queste situazioni di crisi, è proprio quello che ci permette di accogliere questa luce, di diventare noi stessi una luce per aiutare tutte le persone che vivono le sofferenze in questo nostro mondo”.