MILANO – Sulla decisione della Corte penale internazionale che ha rilasciato un mandato d’arresto per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu “sono convinto che Giorgia Meloni troverà una sintesi, ma il problema è a livello internazionale”. Lo ha detto oggi il vicepremier, Matteo Salvini, a margine degli Stati Generali della Sanità della Lega, in corso a Milano.
“Ringrazio Giorgia Meloni e il governo italiano che stanno cercando di portare pace ed equilibrio – ha poi aggiunto Salvini -. Conto che la vittoria di Trump sia salvifica per l’Occidente, per la pace. Alcune uscite non mi sembra che avvicinino né la pace né l’equilibrio. E anche su questo troveremo sintesi come l’abbiamo sempre trovata”.
I cronisti hanno poi chiesto al ministro Salvini se non gli desse fastidio che il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, prendesse le distanze da lui. Il vicepremier ha ribadito che “non mi da fastidio nulla” perché “ottimista per natura”.
Riguardo a Netanyahu, Salvini ha chiosato: “Conto di incontrare presto esponenti del governo israeliano e se Netanyahu venisse in Italia sarebbe il benvenuto. I criminali di guerra sono altri”.
E infine: “Non entro nel merito delle dinamiche internazionali. Israele è sotto attacco da decenni, i cittadini israeliani vivono con l’incubo dei missili e con i bunker sotto le case da decenni. Adesso dire che il criminale di guerra da arrestare è il premier di una delle poche democrazie che ci sono in Medioriente mi sembra irrispettoso, pericoloso perché Israele non difende solo se stesso ma difende anche le libertà, le democrazie e i valori occidentali. Mi sembra evidente che sia una scelta politica dettata da alcuni paesi islamici che sono maggioranze in alcuni istituzioni internazionali”.
ORBAN – “Il mandato di arresto della Corte internazionale contro il premier Benjamin Netanyahu è sfacciato, cinico e del tutto inaccettabile. Ho invitato il primo ministro Netanyahu per una visita ufficiale in Ungheria, dove garantiremo la sua libertà e sicurezza”. Lo ha affermato il premier ungherese, Viktor Orban, nel suo intervento settimanale in radio.