DAMASCO – I ribelli sono arrivati a Damasco nella notte di oggi, 8 dicembre 2024. Bashar Assad è fuggito. Gli abitanti di Damasco hanno festeggiato nelle notte nelle strade della capitale la caduta del governo del presidente. L’Osservatorio siriano per i diritti umani ha annunciato che il presidente della Siria, Bashar al-Assad, ha lasciato il Paese. “Assad ha lasciato la Siria attraverso l’aeroporto di Damasco, prima del ritiro dei membri delle forze armate e di sicurezza” dal sito, ha dichiarato all’agenzia di stampa Afp il direttore dell’Osservatorio, Rami Abdel Rahmane.
AL JOLANI – Il leader della coalizione ribelle ha invitato i suoi combattenti a non avvicinarsi alle istituzioni pubbliche di Damasco. “A tutte le forze militari nella città di Damasco, è severamente vietato avvicinarsi alle istituzioni pubbliche, che rimarranno sotto la supervisione dell’ex primo ministro fino a quando non saranno ufficialmente consegnate”, ha scritto su X il leader del gruppo ribelle siriano Hayat Tahrir al-Sham, Abu Mohammed al-Jolani, usando il suo vero nome – Ahmed al-Sharaa – invece del suo pseudonimo. “È vietato sparare in aria”, ha aggiunto.
GUERRA CIVILE – La caduta del governo del presidente siriano Bashar Assad segna la fine di un periodo, durato 14 anni, per mantenere il potere mentre il Paese si sgretolava sotto i colpi di una guerra civile. Quando Assad nel 2000 salì al potere come presidente della Siria, in molti avevano nutrito la speranza che segnasse una discontinuità con i trent’anni di governo del padre. Ma di fronte alle proteste esplose nel Paese, nel marzo del 2011, non ha esitato a utilizzare le stesse tattiche del padre, nel tentativo di soffocarle, inviando l’esercito nelle città controllate dall’opposizione, con il supporto degli alleati Iran e Russia.
ASSAD – Non era lui il designato come successore del padre Hafez Assad, ma suo frate maggiore, Basil, morto nel 1994 in un incidente d’auto a Damasco. Bashar fu riportato a casa dal suo studio di oftalmologia a Londra, dove aveva anche studiato, sottoposto ad addestramento militare e promosso al grado di colonnello per stabilire le sue credenziali in modo che un giorno potesse governare. Quando Hafez Assad morì nel 2000, il parlamento abbassò rapidamente il requisito di età presidenziale da 40 a 34 anni. L’elevazione di Bashar fu suggellata da un referendum nazionale, in cui era l’unico candidato. Hafez, un militare per tutta la vita, aveva governato il Paese per quasi 30 anni durante i quali istituì un’economia centralizzata e tenne una mano così soffocante sul dissenso che i siriani temevano persino di scherzare sulla politica con i loro amici.
PRIMAVERA – Perseguì un’ideologia laica che cercava di seppellire le differenze settarie sotto il nazionalismo arabo e l’immagine di una resistenza eroica a Israele. Strinse un’alleanza con la leadership clericale sciita in Iran, ha suggellato il dominio siriano sul Libano e ha creato una rete di gruppi militanti palestinesi e libanesi. Inizialmente il figlio Bashar sembrava completamente diverso dal padre. Dopo essere entrato in carica, Assad ha liberato i prigionieri politici e ha consentito un dibattito più aperto. Nella “Primavera di Damasco”, sono emersi salotti per intellettuali dove i siriani potevano discutere di arte, cultura e politica a un livello impossibile sotto suo padre.
PETIZIONE – Ma dopo che 1.000 intellettuali firmarono una petizione pubblica che chiedeva una democrazia multipartitica e maggiori libertà nel 2001 e altri tentarono di formare un partito politico, i salotti furono ‘spenti’ dalla temuta polizia segreta che incarcerò decine di attivisti. Invece di un’apertura politica, Assad si dedicò alle riforme economiche. Damasco e altre città a lungo impantanate nella monotonia hanno visto un fiorire di centri commerciali, nuovi ristoranti e beni di consumo. Il turismo è cresciuto. All’estero, ha mantenuto la linea stabilita da suo padre, basata sull’alleanza con l’Iran e una politica di insistenza sulla restituzione completa delle alture del Golan annesse da Israele, sebbene in pratica Assad non abbia mai affrontato militarmente Tel Aviv.
LIBANO – Nel 2005, ha subito un duro colpo con la perdita del controllo della Siria sul Libano dopo l’assassinio dell’ex primo ministro Rafik Hariri. Con molti libanesi che accusavano Damasco di essere dietro l’omicidio, la Siria fu costretta a ritirare le sue truppe dal paese. Allo stesso tempo, il mondo arabo si divise in due campi: uno dei paesi sunniti alleati degli Stati Uniti, come l’Arabia Saudita e l’Egitto, l’altro della Siria e dell’Iran sciita con i loro legami con Hezbollah e i militanti palestinesi.Assad si affidò in gran parte alla stessa base di potere in patria di suo padre: la sua setta alawita, propaggine dell’Islam sciita che comprendeva circa il 10% della popolazione. Assad si rivolse anche alla sua stessa famiglia. Suo fratello minore Maher guidò la Guardia presidenziale d’élite e avrebbe guidato la repressione della rivolta.
SORELLA – La loro sorella Bushra era una voce forte nella sua cerchia ristretta, insieme con il marito, il vice ministro della Difesa Assef Shawkat, fino a quando non fu ucciso in un attentato del 2012. Il cugino di Bashar, Rami Makhlouf, divenne il più grande uomo d’affari del paese. Assad affidò sempre più ruoli chiave alla moglie Asma, prima che lei annunciasse a maggio di essere in cura per la leucemia. Quando scoppiarono le proteste in Tunisia ed Egitto, rovesciando alla fine i loro governanti, Assad respinse la possibilità che accadesse lo stesso nel suo paese, insistendo sul fatto che il suo regime era più in sintonia con il suo popolo. Dopo che l’ondata della Primavera araba si è spostata in Siria, le sue forze di sicurezza hanno messo in atto una brutale repressione, mentre Assad ha costantemente negato di trovarsi di fronte a una rivolta popolare, dando invece la colpa ai “terroristi sostenuti dall’estero” che cercavano di destabilizzare il suo regime.
GIORNALE SI SCUSA – Il quotidiano Al Watan, il principale quotidiano siriano e filogovernativo, ha chiesto scusa per le le bugie che ha dovuto raccontare durante gli anni del regime. Si apre una “nuova pagina in Siria” si legge sull’account Facebook del giornale in cui si scusa dicendo che “i media e i giornalisti siriani non hanno la colpa” per le “bugie” che “loro” – in riferimento al Governo – lo ha costretti a pubblicare.
“Siamo di fronte a una nuova pagina per la Siria. Grazie a Dio non e’ stato versato piu’ sangue”, si legge sul sito ufficiale “I media e i giornalisti siriani non hanno alcuna colpa. Erano li’ e noi eravamo con loro eseguendo le istruzioni e diffondendo le notizie che ci inviavano. E’ stato subito chiaro che erano bugie”, si legge ancora nella nota non firmata pubblicata dal giornale, “Possa Dio proteggere la Siria e il suo popolo da tutte le sette e le dottrine. Meritiamo un bel Paese”.
Dall’inizio dell’offensiva lanciata il 27 novembre dalla coalizione di ribelli, il giornale pubblicava solo le informazioni inviate dai media ufficiali. Sia l’agenzia di stampa ufficiale siriana Sana che la televisione ufficiale siriana hanno interrotto i notiziari dalla mezzanotte ora italiana.