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Siria: premier Al Bashir, profughi rientrino. Media Usa, da Kiev droni per jihadisti

Siria: premier Al Bashir, profughi rientrino. Media Usa, da Kiev droni per jihadisti

Al Jolani leader dei ribelli, vero nome Ahmed al-Sharaa (foto dai social)

DAMASCO – La Siria, a dire di Al Jolani, “si sta muovendo verso lo sviluppo, la ricostruzione e la stabilità”. Concetti espressi anche dal nuovo premier del governo di transizione Muhammad al-Bashir, che ha invitato i milioni di profughi siriani attualmente all’estero a tornare in un Paese che “ha guadagnato il suo orgoglio e la sua dignità”.

Il leader dei ribelli jihadisti che controllano la Siria, Mohammed al-Jolani, ha continuato a lanciare messaggi dialoganti al mondo. Secondo il capo di Hayat Tahrir al-Sham i governi stranieri “non dovrebbero preoccuparsi della situazione” nel Paese in quanto la gente “è stremata dalla guerra” e la paura “riguardava il regime di Assad” che ora è caduto.

Se le parole della nuova leadership siriana appaiono moderate gli atti sono ancora da valutare. Al Jolani infatti ha fatto sapere che non ci sarà alcun tipo di grazia “per coloro che sono stati coinvolti nella tortura dei detenuti”. Quanto ai fuggitivi “chiederemo agli altri Paesi di consegnarceli”. Intanto i ribelli jihadisti hanno dato alle fiamme la tomba dell’ex presidente siriano Hafez Assad, padre di Bashar, nella sua città natale di Qardaha nel nord-ovest del Paese e nella riunione del governo di transizione alle spalle del primo ministro, insieme al tricolore siriano dei ribelli, era presente la bandiera bianca con scritta in nero la dichiarazione di fede islamica.

La questione siriana continua a tenere banco anche dal punto di vista diplomatico. Mosca ha confermato che Bashar Assad si trova nel Paese dove “è al sicuro” e ha attaccato Israele per le operazioni militari all’interno dei confini siriani sulle alture del Golan che “non contribuiscono alla stabilizziazione della Siria“. La Russia ha anche reso noto di essere “in contatto” con “coloro che ora controllano la situazione” nel Paese dove la Russia ha importanti basi militari che affacciano sul Mediterraneo.

Dall’Iran si è alzata la voce dell’ayatollah Khamenei. Secondo la Guida suprema di Teheran quanto accaduto in Siria “è il prodotto di un piano congiunto americano e sionista”. Khamenei, senza nominarlo in maniera specifica, ha fatto riferimento anche a “uno Stato vicino alla Siria che ha svolto un ruolo chiaro in questa vicenda, e continua a farlo”.

L’allusione è alla Turchia, grande sponsor dei ribelli jihadisti di Hts. Secondo alcune indiscrezioni riportate dai media americani infine anche l’Ucraina avrebbe avuto un ruolo nell’avanzata dei ribelli jihadisti verso Damasco fornendo loro droni e agenti scelti dell’intelligence che circa un mese fa si sarebbero recati a Idlib, la roccaforte dei jihadisti nel nord della Siria. L’obiettivo ucraino, raggiunto, sarebbe stato quello di indebolire la Russia in una parte cruciale dello scacchiere internazionale come il Medioriente.

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