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Trump gela l’Ue: “Niente tassi zero su auto e industria”. Vertice a Palazzo Chigi per la missione di Meloni in Usa: “Farò del mio meglio”

Trump gela l’Ue: “Niente tassi zero su auto e industria”. Vertice a Palazzo Chigi per la missione di Meloni in Usa: “Farò del mio meglio”

Giorgia Meloni

WASHINGTON – Trump fa sapere: “Niente tassi zero su auto e industria per l’Europa”. Bruxelles reagisce: “Colpiremo le big tech”. In questo clima, Giorgia Meloni non nasconde le difficoltà del faccia a faccia con il presidente suo “amico”, nell’incontro fissato per giovedì 17 aprile a Washington. Che lei deve convincere a dialogare con l’Ue per rinunciare alle barriere commerciali e valutare un accordo di libero mercato transatlantico, dopo due settimane di tensioni e mercati in agitazione.

Una partita complessa, a cui si lavora da settimane a Palazzo Chigi, dove nel tardo pomeriggio la premier ha riunito i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani e i ministri Giancarlo Giorgetti, Guido Crosetto e Tommaso Foti. Poco prima, davanti a una platea di imprenditori che da settimane sono in fibrillazione per i dazi annunciati e poi sospesi da Trump, la premier ha ammesso che “è un momento difficile, vediamo come va nelle prossime ore”. “Non sento alcuna pressione come potete immaginare per i miei prossimi due giorni…”, ha aggiunto con una punta di forzata ironia pensando a quella che Tajani ha definito “una missione di pace commerciale”.

La presidente del Consiglio si dice “consapevole di quello che rappresento e sono consapevole di quello che sto difendendo”. Da difendere ci sono l’export italiano ed europeo, che rischiano di pagare care le barriere commerciali americane, ma anche, secondo lei, l’unità dell’Occidente. Perché, resta la sua tesi, una guerra commerciale non conviene né agli Usa né all’Ue. “Con l’export produciamo ricchezza anche per gli altri – ha notato Meloni -, ed è bene per tutti continuare ad avere a che fare con l’Italia, perché l’Italia è in grado di produrre benessere, eccellenza e ricchezza”. Gli imprenditori “sono con lei”, ha assicurato il presidente di Confindustria Emanuele Orsini alla premier, auspicando che con Trump “trovi una sintesi positiva per l’Europa”.

Ed è nella cornice europea, con una serie di contatti costanti in questi giorni con Ursula von der Leyen, che Meloni ha costruito la strategia per convincere Trump al dialogo. Anche se finora, dopo il primo round di confronti con il commissario Ue al Commercio Maros Sefcovic, la proposta europea di un mercato libero transatlantico è stata respinta dagli americani. Mentre è sempre più eclatante il braccio di ferro tra Usa e Cina.

Il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari non nasconde che si tratta di una missione “ricca di insidie, perché le dichiarazioni americane fanno pensare alla volontà di una politica fortemente protezionistica, cosa che danneggerebbe fortemente l’Italia”. Meloni, è convinto il suo braccio destro “può avere maggiore facilità rispetto ad altri a parlare in modo chiaro e sincero” con Trump, perché “i rapporti personali sono fondamentali anche per le grandi scelte, come ha insegnato Berlusconi”.

Ma l’imprevedibilità dell’interlocutore è una delle variabili di una partita in cui la premier ha preparato diverse carte da giocare. Una può essere l’aumento di investimenti Oltreoceano da parte di gruppi italiani come Leonardo o Eni, o l’acquisto di materiale militare e gas naturale liquefatto. Sul tavolo c’è l’obiettivo minimo del 2% in chiave Nato, che nel governo considerano vicino grazie a un riordino dei capitoli di spesa da inserire alla voce Difesa.

Il problema è andare oltre. Il ministro dell’Economia Giorgetti ha già chiarito che l’Italia punta a raggiungere l’obiettivo “senza attivare la clausola nazionale” per la sospensione del Patto di stabilità, parte del programma europeo Defence Readiness 2030. Vengono così smentite seccamente dal governo le voci di un possibile scostamento sul tavolo del Consiglio dei ministri di venerdì, al ritorno della premier da Washington. Ogni scenario è oggetto di attente valutazioni, ancor di più dopo l’esito del colloquio nello Studio Ovale.

Sempre venerdì sarà a Roma il vice di Trump, JD Vance, che vedrà Meloni, Salvini e Tajani, ma non ha in programma un incontro con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. E intanto ha riservato un nuovo affondo all’Europa, che non può essere “il vassallo permanente degli Stati Uniti in termini di sicurezza. La maggior parte delle nazioni europee – ha aggiunto Vance – non ha forze armate in grado di garantire una difesa ragionevole”. Fra le eccezioni ha citato Gran Bretagna, Francia e Polonia. Non l’Italia. 

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