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Trump: “Hamas lasci gli ostaggi o sarà l’inferno”. Non esclude la forza per Panama e Groenlandia. Golfo del Messico? No, d’America

Trump: “Hamas lasci gli ostaggi o sarà l’inferno”. Non esclude la forza per Panama e Groenlandia. Golfo del Messico? No, d’America

Donald Trump (foto Instagram)

WASHINGTON – A pochi giorni dal suo insediamento alla presidenza degli Stati Uniti, Donald Trump sconvolge le diplomazie di mezzo mondo. Nella prima conferenza stampa dell’anno, il presidente non ancora insediato si è presentato già come commander-in-chief, avvertendo Panama e Groenlandia che non esclude l’uso della forza militare nei loro confronti, minacciando il Canada di dazi, annunciando di voler cambiare nome al golfo del Messico e mettendo in guardia gli alleati della Nato che la sua amministrazione potrebbe chiedere un aumento delle spese per la difesa fino al 5% del Pil.

Dalla Casa Bianca d’inverno, il suo resort di Mar-a-Lago, The Donald ha descritto quella nuova “età dell’oro” promessa in campagna elettorale, con l’America che torna a imporsi sulla scena mondiale attraverso la conquista di nuovi territori e la riappropriazione di vecchi possedimenti. Mentre il presidente eletto parlava ai giornalisti, il figlio Don jr sbarcava in Groenlandia per sondare gli umori dei circa 45.000 abitanti e dei rappresentanti politici dell’isola che fa parte della Danimarca.

“L’accoglienza è stata ottima. Loro e il mondo libero hanno bisogno di sicurezza, protezione, forza e pace! Questo è un accordo che deve realizzarsi. Rendere la Groenlandia di nuovo grande!”, ha scritto il tycoon su Truth, riecheggiando il suo slogan elettorale Make America Great Again. Trump non è entrato nel dettaglio dei piani per un’eventuale annessione dell’immenso territorio ma, a domanda diretta, non ha escluso l’uso della forza militare.

“Non posso dare assicurazioni in questo senso”, ha risposto, precisando di “non potersi impegnare” in questo momento. “Può darsi che dovrò fare qualcosa in futuro”, ha aggiunto. La Danimarca non ha nascosto la sua irritazione verso le minacce del presidente eletto. “La Groenlandia appartiene ai groenlandesi e non è in vendita”, ha avvertito la premier danese Mette Frederiksen, mentre re Frederik ha cambiato appositamente lo stemma reale per inserirvi i simboli di Groenlandia e isole Faroe.

Trump ha parlato anche del suo nuovo pallino, la riconquista del Canale di Panama. “Ne abbiamo bisogno per la sicurezza economica. E’ stato costruito per i nostri militari”, ha dichiarato, minacciando l’imposizione di tariffe e lasciando intendere anche in questo caso di non escludere l’uso dell’esercito.

Dazi potrebbero piombare pure sul Canada, una volta che The Donald si sarà insediato alla Casa Bianca: “Non abbiamo bisogno dei loro prodotti e abbiamo un deficit commerciale enorme con loro, così come con l’Europa. Potremmo liberarci di quella linea di confine costruita artificialmente e sarebbe anche molto meglio per la sicurezza nazionale”, ha sottolineato, rilanciando l’idea che la patria dello sciroppo d’acero diventi il 51esimo Stato americano.

Il tycoon ha poi voluto lanciare un avvertimento al Messico, questa volta non solo sul fronte dell’immigrazione. “Cambierò il nome al Golfo, lo chiamerò Golfo d’America. Come suona bene!”, ha detto.

I suoi strali hanno attraversato anche l’Oceano e colpito gli alleati della Nato, ai quali ha ribadito la necessità di aumentare le spese per la difesa se non vogliono perdere l’ombrello americano con l’uscita degli Stati Uniti dall’Alleanza. “Se lo possono permettere tutti”, ha sostenuto Trump, “ma dovrebbero pagare il 5% del Pil, non solo il 2%”.

Poi si è scagliato ancora una volta contro Hamas, minacciando “l’inferno a Gaza” se gli ostaggi non saranno rilasciati prima del suo insediamento. Il tycoon ha colto l’occasione della sua prima conferenza stampa del 2025 anche per annunciare un importante investimento: 20 miliardi di dollari per costruire data center negli Usa da parte del miliardario del settore immobiliare degli Emirati Arabi Uniti Hussain Sajwani, che fanno seguito ai 100 miliardi di Sofitel annunciati a dicembre.

Sul fronte giudiziario infine Trump ha incassato un’importante vittoria con lo stop alla pubblicazione del rapporto del procuratore speciale Jack Smith sulle carte segrete di Mar-a-Lago finché una corte d’appello non avrà preso posizione. Una decisione presa dalla giudice federale Aileen Cannon, nominata dal tycoon nel 2020.

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