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Tumore al cervello operato tardi: Careggi e Asl Toscana risarciranno 1,1 milione di euro agli eredi della vittima

Tumore al cervello operato tardi: Careggi e Asl Toscana risarciranno 1,1 milione di euro agli eredi della vittima

L’Azienda ospedaliera di Careggi

FIRENZE – Era il 2018: una donna affetta da tumore al cervello non venne operata subito a Careggi. Secondo l’accusa, la malata riportò “danni cerebrali irreversibili” e restò in coma per due anni e mezzo prima di morire, nell’ottobre 2020, in una casa di cura.

A distanza di circa quattro anni e mezzo, l’Azienda ospedaliero universitaria di Careggi e l’Asl Toscana Centro sono state condannate in solido a risarcire con oltre 1,1 milione euro il marito, la figlia e la sorella della donna. A riportare la notizia è l’edizione de Il Tirreno di oggi, 14 aprile 2025.

I mal di testa lancinanti che tormentavano la donna, che all’epoca aveva 54 anni, erano provocati da un meningioma di sei centimetri di diametro. I sanitari di Torregalli dove la donna aveva effettuato una Tac martedì 15 maggio, contattarono i colleghi di Careggi per segnalare la gravità del caso. L’operazione però, dal giorno dopo slittò prima al venerdì, quindi al lunedì successivo, il 21 maggio. Era rimasta, sempre secondo quanto riporta Il Tirreno, 82 ore al pronto soccorso.

Le condizioni della paziente si aggravarono nella notte tra il giovedì e il venerdì di quella settimana, quando venne finalmente operata. “Intervento riuscito, ma la signora ha avuto danni cerebrali irreversibili”, il responso del neurochirurgo ai familiari, come riporta il quotidiano.

Per il tribunale di Firenze “si delinea come evidente una concatenazione di errori interpretativi specifici del caso da parte del personale di entrambe le strutture sanitarie”. In particolare, le responsabilità maggiori sono addebitate “alla decisione dei neurochirurghi di eseguire il trasferimento della paziente a distanza di tre giorni (18 maggio 2018) per poi programmare l’intervento a distanza di sei giorni dalla diagnosi (15 maggio arrivo e 21 maggio intervento programmato)”.

Il tribunale ha accolto la relazione dei periti secondo i quali “il differimento dell’intervento neurochirurgico non trova alcuna giustificazione. Il decesso della donna, viene affermato, “è da considerare conseguenza diretta delle errate scelte di posticipare l’intervento neurochirurgico di asportazione di un meningioma scompensato e della mancata diligente osservazione della paziente nella fase di osservazione in pronto soccorso”.

“Se l’intervento di asportazione del meningioma fosse stato eseguito entro il programma stabilito martedì 15 maggio 2018, la prognosi della paziente era da considerare favorevole – si legge ancora -. Il continuo rinvio del trasferimento da parte dei neurochirurghi associato alla mancata sorveglianza neurologica della paziente hanno determinato in modo egualitario l’esito infausto”.

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