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Ucraina: Putin tende la mano a Trump. Ora c’è ottimismo sulla tregua. Ma Zelensky non si fida

Ucraina: Putin tende la mano a Trump. Ora c’è ottimismo sulla tregua. Ma Zelensky non si fida

Con un colpo di teatro, Putin lancia un segnale di apertura alla Casa Bianca accogliendo l’appello del tycoon a risparmiare la vita ai soldati ucraini che secondo la Russia sarebbero circondati nella regione di Kursk. Di tutt’altro tenore le dichiarazioni del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che accusa Putin di volere “sabotare la diplomazia” e chiede a Trump di usare “la potenza dell’America” per “forzare” Putin a fermare le sue truppe. Mentre una valutazione da parte europea potrebbe arrivare domani, quando è in programma una riunione in videoconferenza della cosiddetta coalizione dei volenterosi, convocata dal premier britannico.

Un nuovo appuntamento, dopo quelli già tenuti a Parigi e a Londra, su cui l’Italia non ha ancora sciolto la riserva, con Giorgia Meloni che non avrebbe ancora deciso se partecipare o meno. La premier sta cercando rassicurazioni sul fatto che l’incontro non si focalizzerà sul possibile invio di peacekeeper in Ucraina. Un’idea lanciata da Macron e Starmer su cui Palazzo Chigi ha espresso da giorni “forte contrarietà”.

Il giudizio positivo espresso dagli Usa e dalla Russia si riferisce ai risultati di un colloquio notturno avuto con Putin a Mosca dall’inviato della Casa Bianca Steve Witkoff. Trump ha parlato di “discussioni molto buone e produttive”, dicendosi convinto che vi siano “ottime possibilità che questa orribile e sanguinosa guerra possa finalmente giungere alla fine”. Il segretario di Stato Marco Rubio, a margine dei lavori della riunione del G7 in Canada, ha detto che “molto lavoro resta da fare, ma c’è motivo di essere cautamente ottimisti”.

Parole identiche a quelle del portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov: “È vero che c’è ancora molto da fare”, ma ci si può permettere di essere “cautamente ottimisti”. Non è dato sapere il contenuto del messaggio che il capo del Cremlino ha affidato a Witkoff perché sia consegnato a Trump. Ma Peskov è tornato sulla conferenza stampa di ieri di Putin per spiegare che non si è trattato di un rifiuto della proposta di tregua scaturita dopo l’incontro tra americani e ucraini a Gedda.

“Il presidente ha detto di sostenere la posizione di Trump, ma ha formulato alcune domande a cui è necessario rispondere insieme”, ha affermato il portavoce. Putin aveva parlato di “sfumature” che è necessario affrontare, tra le quali, chi dovrà dare l’ordine di cessare le ostilità e come avverranno i controlli sulla linea del fronte. Mosca chiede inoltre garanzie che l’Ucraina non approfitterà dei 30 giorni di tregua per riarmarsi e riorganizzarsi. Alla vigilia Putin aveva detto che le truppe ancora presenti nella regione russa di Kursk, dove i suoi uomini hanno annunciato di aver liberato 28 insediamenti abitati nell’ultima settimana, erano ormai circondate, e aveva affermato che a loro non restava altra scelta che “arrendersi o morire”.

Trump ha confermato questa ricostruzione della situazione sul terreno, affermando che “migliaia di soldati ucraini sono completamente circondati” e chiedendo “con forza al presidente Putin che le loro vite vengano risparmiate”. Altrimenti, avverrebbe “un massacro orribile, uno come non si vedeva dalla Seconda guerra mondiale”. L’esercito ucraino ha risposto che quello che dice il presidente americano non risponde a verità, e che “non c’è alcuna minaccia di accerchiamento”.

Ma il leader russo ha detto di avere accolto l’appello del tycoon: “Se gli ucraini depongono le armi e si arrendono, avranno garantita la vita e un trattamento dignitoso nel rispetto delle leggi internazionali e della Federazione Russa”, ha assicurato. Putin ha parlato in una riunione del Consiglio di Sicurezza nazionale convocata per esaminare l’andamento del dialogo con Washington. La nuova amministrazione di Trump “sta facendo di tutto per ripristinare almeno qualcosa di ciò che è stato praticamente ridotto a zero e distrutto dalla precedente amministrazione americana”, ha affermato il presidente russo.

E “in generale”, la situazione “sembra iniziare a muoversi”, anche se è “un processo che non è facile, per non dire complicato”. Secondo Peskov, Washington e Mosca dovrebbero decidere un nuovo colloquio telefonico tra i due presidenti una volta che alla Casa Bianca avranno esaminato il messaggio inviato da Putin attraverso Witkoff.

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