FIRENZE – Il grande attore Glauco Mauri, che avrebbe dovuto essere a Firenze, al Teatro della Pergola col De profundis da Oescar Wilde fra pochi giorni, dal 4 al 6 ottobre, ha lasciato questo mondo. Con queste parole lo ricorda sui social del Teatro della Toscana il Direttore Generale Marco Giorgetti, condividendo una bellissima foto che gli fu scattata dal fotografo della Pergola sei anni fa:
Oggi ci lascia il più grande di tutti, il Maestro assoluto, il “sempre giovane” perché il solo a incarnare la suprema raccomandazione di Barrault di «conservare sempre nei confronti del Teatro una sorta di verginità permanente». Glauco, il grande sciamano del Teatro sacro, e insieme di quello Rozzo e di quello Popolare, secondo le definizioni di Brook, il nostro Chaplin, come diceva Strehler, più grande di Chaplin perché, oltre a incarnare la sua propria poetica e a dirigere sé stesso, ha saputo mettersi al servizio dei grandi autori e dei grandi registi per dare vita con umiltà ai loro personaggi, ha saputo cambiare costantemente, restando sempre profondamente coerente con il fuoco originario del Teatro, nella imprevedibilità dello stupore che ha suscitato qualunque fosse il suo essere in scena.
La Pergola è piena della sua leggenda, che si è realizzata in tempi più o meno vicini, più o meno lontani, non importa, in un tempo che non è più tempo, da quel suo primo Portinaio del “Macbeth” di solo 70 anni fa.
Perché il Teatro è con Glauco «essere in un costante eterno presente», e chi di noi ha imparato da lui il sogno del Teatro che diventa Poesia, trasmesso dal suo Maestro Costa, non potrà mai perderlo.
Per questo il premio della Medaglia degli Immobili, riconoscimento del suo essere parte della Pergola per averla fatta e conformata, gli fu consegnato non dal Direttore ma dal più giovane degli allievi della Scuola. Resta immortale il ricordo di quel momento di due ragazzi emozionati e entusiasti.
Era nato a Pesaro il 1° ottobre 1930, ma l’idea del ritiro non lo sfiorava. Come avrebbe potuto, se ancora era in grado di trasmettere emozioni da un palco e di restare immerso in quello che per lui era evidentemente ben più di un mestiere: lui era il teatro.
Nato in una famiglia poverissima, la sua lunga carriera artistica iniziò a 15 anni in un teatrino improvvisato in una chiesa sconsacrata; la sua determinazione lo portò a essere, nel 1949, allievo della prestigiosa Accademia d’arte drammatica Silvio d’Amico, a Roma, e subito si mise in luce come interprete d’altissima levatura; nel 1961 fondò la Compagnia dei quattro con Valeria Moriconi, Franco Enriquez, Emanuele Luzzati, poi Mario Scaccia; nel 1981 la Mauri-Sturno con Roberto Sturno, durata 42 anni, fino alla morte di Sturno. Alla Pergola di Firenze era una presenza regolare, tanto che qualche volta partecipava di persona alle conferenze stampa di presentazione delle stagioni (alla fine di quella del 2018, se chi scrive non ricorda male, fu scattata dal fotografo della Pergola la bellissima foto che utilizziamo anche noi).
A dicembre 2023 è uscito il suo libro Le lacrime della Duse. Ritratto di un artista da vecchio, autobiografia in cui con leggerezza e sincerità racconta la sua lunga carriera: “Vorrei fosse chiaro che non mi servo della vita per parlare di me ma uso me stesso per parlare della vita. Ho più di novant’anni e ho sempre cercato di stare con le antenne della mente e del cuore ben vibranti, per tentare di comprendere qualcosa della grande avventura del vivere. A quindici anni sono salito, per la prima volta, sopra un palcoscenico, poi per settantadue ho dedicato la mia vita al teatro. Luci e ombre, successi e fallimenti e devo confessare che i secondi mi sono stati più utili”.
Col teatro superava il dolore per la perdita del compagno di scena di una vita, Roberto Sturno, morto a 78 anni esattamente un anno fa, il 22 settembre 2023, che per Mauri era come un figlio. A lui dedicava l’ultimo spettacolo, quello tratto dal De profundis di Wilde. È salito sul palcoscenico l’ultima volta lo scorso 20 settembre al Teatro Rossini, nella sua città, Pesaro. Dal 26 al 29 settembre avrebbe dovuto essere al Vascello di Roma e poi da noi, al Teatro della Pergola, ma meno di una settimana fa Mauri si era sentito poco bene e aveva cancellato lo spettacolo a Roma. Poi, oggi, la triste notizia che dovremo contentarci dei molti ricordi che lascia.