Nel 2023 dal 38 al 40% dei casi di epatite B e C legato a trattamenti estetici non sicuri
Il comparto del benessere nella Città Metropolitana di Firenze si mantiene sostanzialmente stabile, con una leggera crescita dello 0,6% delle imprese attive negli ultimi dieci anni, passando dalle 1.964 del 2014 alle 1.976 del 2024. Il dato nasconde però una forte trasformazione interna: le attività di estetica sono cresciute del 42%, mentre quelle di acconciatura hanno subito un calo del 10%. Ancora più preoccupante è la perdita di addetti: nel 2024 se ne registrano 4.308, con una contrazione del 6% rispetto a dieci anni fa. A fronte di un aumento del 39% nell’estetica, l’acconciatura ha perso però il 16% degli addetti.
Sono alcuni dei dati emersi dall’Osservatorio sul Benessere di CNA Firenze, istituito per monitorare il settore e proporre misure di sostegno e coordinato da Elena Bardi.
Ma il dato più allarmante arriva dal fronte sanitario: secondo l’ultimo bollettino del Sistema Epidemiologico Integrato dell’Epatite Virale Acuta (SEIEVA), nel 2023 il principale fattore di rischio per la contrazione dell’epatite B e C è stato proprio l’esposizione a trattamenti estetici non eseguiti secondo le normative igienico-sanitarie. Il 38% dei casi di epatite B (aumentati del 40% rispetto al 2022, con la Toscana terza in Italia per numero di casi) e il 40,4% dei casi di epatite C sono riconducibili a manicure, pedicure, piercing e tatuaggi effettuati in contesti non regolamentati. Nel caso dell’epatite C, per la prima volta, queste pratiche hanno addirittura superato l’esposizione nosocomiale (ospedalizzazioni, interventi chirurgici, emodialisi e trasfusioni) come principale fonte di contagio.
“È un dato gravissimo – sottolinea Benedetta Garuglieri, coordinatrice di CNA Benessere – perché dimostra come il problema dell’abusivismo non riguardi solo le imprese regolari, ma la salute pubblica. Mentre i nostri centri rispettano rigidi protocolli igienici, chi opera nell’illegalità mette a rischio la sicurezza dei clienti senza alcun controllo”.
Nel decennio, a pesare sul comparto sono stati il calo del fatturato (che ha colpito il 33% degli acconciatori e il 26% degli estetisti), l’aumento del debito (rispettivamente per il 23% e il 29% degli operatori) e l’incertezza economica, che frena le assunzioni: il 79% delle attività di acconciatura e l’81% di quelle estetiche non prevedono nuovi ingressi nei prossimi sei mesi. A questo si aggiunge la difficoltà nel reperire personale qualificato.
“I problemi sono molteplici – spiega Gianna Risaliti, presidente degli Acconciatori di CNA – ma il nodo principale è la mancanza di ricambio generazionale: i giovani non si avvicinano al mestiere, le scuole non forniscono una preparazione adeguata e il lavoro è percepito come troppo impegnativo rispetto alle retribuzioni offerte dai contratti nazionali di lavoro”.
Eppure, il settore garantisce occupazione stabile: il 68% dei contratti è a tempo indeterminato e full-time, mentre il ricorso alla cassa integrazione è rimasto limitato, anche durante la pandemia (2020-2021), coinvolgendo tra l’11% e il 28% delle imprese. Inoltre, il comparto si distingue per una forte componente femminile: il 55% degli acconciatori e addirittura il 95% degli estetisti sono donne, ben oltre la media delle imprese artigiane femminili della Città Metropolitana di Firenze ferma al 19%.
“Un peccato che il settore non sia attrattivo per i giovani perché garantisce occupazione solida e duratura. Il problema, però, è serio: il 67% degli acconciatori e il 66% degli estetisti ha più di 50 anni, mentre un terzo delle imprese è individuale. Il ricambio generazionale è un’urgenza – sottolinea Claudia Fischetti, presidente delle Estetiste di CNA – Quanto all’abusivismo, il problema è dato non solo da chi opera senza regole, ma anche da una parte di clientela che, affidandosi a operatori non in regola, non solo alimenta un fenomeno che danneggia il settore, ma commette essa stessa un illecito. Contrastare questa piaga è una responsabilità comune”.
CNA chiede interventi mirati per contrastare la concorrenza sleale e supportare il settore con misure concrete. “Servono azioni di sostegno alle imprese, incentivi all’occupazione e alla formazione, ma anche una revisione della normativa sulla sicurezza, oggi così stringente da equiparare il settore a quelli ad alto rischio – conclude Garuglieri – Non meno urgente è un alleggerimento della pressione fiscale, perché se le imprese regolari vengono strozzate dai costi, a vincere saranno sempre gli abusivi”.
Fonte: CNA