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Rapporto Ires: stipendi medi (bassi) in Toscana. E cresce (molto) la cassa integrazione

Rapporto Ires: stipendi medi (bassi) in Toscana. E cresce (molto) la cassa integrazione

Gli stipendi, in Toscana, non sono alti: la media oscilla intorno ai 1.300 euro netti al mese.  Infatti i salari, nel settore privato, ristagnano: nel 2023/24 i salari del settore privato in Toscana continuano a crescere (1,2%) in misura inferiore rispetto al tasso d’inflazione (1,3%); rimane molto basso il dato medio dei giorni lavorati (249, come l’anno scorso), indicatore di bassa qualità del lavoro e largo uso di part time.

I salari nel settore pubblico continuano ad essere fermi: nel 2023/24 i salari del settore pubblico in regione crescono del 2,6% contro un tasso d’inflazione cumulato del 7,4%; il rinnovo con accordo separato del contratto del pubblico impiego non consente il recupero pieno dell’inflazione tra 2022 e 2024.

Cresce “clamorosamente” la Cassa integrazione da marzo 2024, con il picco a luglio, portato del diffondersi di crisi aziendali (tra gennaio e settembre 2024, in media sono stati 16mila i toscani in Cassa integrazione; furono 10.500 nello stesso periodo dell’anno scorso); calano sia la produzione industriale sia il numero degli addetti dell’industria; il Pil è praticamente fermo; gli occupati crescono ma perlopiù si tratta di contratti stagionali o a termine, mentre calano gli indeterminati; aumentano gli investimenti, grazie ai fondi Pnrr, ma in misura minore rispetto al dato nazionale perché latitano quelli privati, specialmente nella costa; i consumi sono stabili, i redditi in lieve aumento ma sotto la crescita dell’inflazione.

Quanto alle province, rallenta la crescita del capoluogo Firenze; la costa resta a crescita zero-zero virgola e vede aggiungersi alla propria situazione Lucca, mentre migliora leggermente Pistoia. Sono i principali dati dello studio Ires “La Toscana e le sue Province” (a cura del ricercatore Roberto Errico e del presidente Maurizio Brotini) che analizza la situazione economica della regione con approfondimenti provincia per provincia.

E fa anche il conto degli effetti negativi della Manovra sulla regione: sulla sanità tra 2024 e 2030 verranno a mancare risorse per 1,5 miliardi di euro, si rileva una riduzione della dotazione di spesa corrente pari ad 85 milioni di euro tra 2024 e 2029 per i comuni toscani (per i quali c’è una riduzione del turn over del 25%), arriva l’obbligo di accantonamento di parte delle risorse per coprire i disavanzi (impatto in 5 anni di almeno 250 milioni di euro di investimenti in meno per i comuni toscani).

Rossano Rossi, segretario generale della Cgil Toscana, ha commentato: “Il lavoro che c’era è sfregiato, quello che arriva è precario. Questi dati economici ci lasciano molto preoccupati e rafforzano le ragioni per cui abbiamo fatto uno sciopero generale venerdì scorso. Dati che si sommano a un quadro che ci racconta di crisi aziendali paurose, crisi della moda, crisi dell’automotive. Rischiamo seriamente di perdere il tessuto industriale toscano, che è sempre stato motore di sviluppo e lavoro per la nostra regione, e conseguentemente di avere una bomba sociale. Il Governo anziché dare aiuti a pioggia alle imprese dovrebbe mettere in campo politiche industriali serie e pensare a interventi pubblici in economia. E’ inaccettabile che ad esempio sul settore moda gli ammortizzatori siano insufficienti rispetto alla gravità del momento”. 

Maurizio Brotini, presidente di Ires Toscana, ha osservato: “I dati confermano purtroppo che si riduce l’occupazione nei settori industriali (così è a rischio la vocazione manifatturiera della Toscana), cresce in maniera insostenibile il terziario povero, arretra il lavoro pubblico, si mantengono i profitti anche nei settori industriali e non vengono redistribuiti né in occupazione, né in salari né in investimenti. Dovrebbe preoccupare tutti che il 71% delle ore lavorate totali sono nei servizi, solo il 19% nell’industria e anche il 6% nelle costruzioni vede un arretramento. Per il 2025 stimiamo il consolidamento di queste tendenze negative”. 

“Una manovra contro salute e sanità”: 1) decremento della dotazione in % al Pil. Dal 6,2% del 2023 si passa al 6,1% nel 2024 fino ad arrivare al 5,7% nel 2029; 2) tra 2024 e 2030 verranno a mancare risorse per 1,5 miliardi alla Toscana; 3) aumenta la spesa sanitaria per le famiglie: in Toscana nel 2023 ogni famiglia ha speso di tasca propria in media 1.470 euro in prestazioni e servizi sanitari (+25% rispetto al 2021); si tratta di un dato superiore alla media nazionale (1.380 euro).

“Una manovra che taglia fondi agli enti locali”: 1) riduzione della dotazione di spesa corrente pari ad 85 milioni di euro tra 2024 e 2029 per i comuni toscani; riduzione del turn over del 25% (ogni 4 uscite si potranno operare soltanto 3 assunzioni negli enti locali); obbligo di accantonamento di parte delle risorse per coprire i disavanzi (impatto in 5 anni di almeno 250 milioni di euro di investimenti in meno per i comuni toscani).

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