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Gaza: tre cittadini israeliani liberi domani. E anche cinque thailandesi

Gaza: tre cittadini israeliani liberi domani. E anche cinque thailandesi

Gaza

TEL AVIV – Arbel Yehud, Agam Berger, Gadi Moses sono i tre cittadini israeliani che Hamas rilascerà giovedì, insieme con cinque rapiti thailandesi che non facevano parte dell’accordo iniziale ma sono stati aggiunti dopo intense trattative. La tedesco-israeliana Arbel, essendo donna e civile, avrebbe dovuto essere rilasciata all’inizio dei due round della prima fase di 42 giorni ma è stata trattenuta a Gaza da una fazione della Jihad islamica palestinese di cui è prigioniera.

La circostanza ha prodotto una crisi che avrebbe potuto determinare il crollo della tregua se le pressioni del Qatar su Hamas non avessero ottenuto il risultato. La lista con i nomi dei tre prigionieri nella Striscia da 481 giorni è arrivata in Israele nel pomeriggio di mercoledì insieme con i nomi di cinque immigrati thailandesi portati via dai terroristi il 7 ottobre mentre lavoravano nei kibbutz del sud. Non si sa se domani ci sarà qualche familiare ad aspettarli. Quel sabato nero, numerosi cittadini della Thailandia furono uccisi e bruciati.

Secondo Channel 12, la decisione di rilasciare gli ostaggi thailandesi è stata presa durante un incontro tra il coordinatore israeliano Gal Hirsch e un alto funzionario del governo di Bangkok, avvenuto sabato. Agam Berger è l’ultima delle 5 soldatesse strappata alla base militare di Nahal Oz, a fare ritorno a casa, dopo la liberazione delle altre quattro osservatrici sabato scorso. Nell’avamposto 67 giovani soldati furono uccisi e altri 7 rapiti.

Arbel, provata e smagrita, è apparsa in un video della Jihad palestinese, girato il 25 gennaio, per dare prova della sua esistenza in vita dopo che in Israele si era fortemente temuto per la sua sorte. Gadi Moses, che ha compiuto 80 anni durante la prigioni, è stato preso in ostaggio nel kibbutz Nir Oz, come l’ex moglie Margalit, rilasciata il 24 novembre 2023 durante il primo cessate il fuoco, così come i due nipoti. La compagna di Gadi, Efrat Katz invece è stata uccisa da Hamas. Gli otto ostaggi dovrebbero essere consegnati alla Croce rossa domani domani mattina, o al massimo dopo mezzogiorno: è possibile che essendo Arbel in mano ai jihadisti palestinesi venga rilasciata in un posto differente dal punto di incontro scelto da Hamas.

Nel frattempo Israele ha trasmesso attraverso i mediatori un “forte messaggio” alle fazioni di Gaza chiedendo che diano subito “una risposta chiara” sui rapiti Shiri Bibas e i due figli Kfir e Ariel, di 2 e 5 anni, che avrebbero dovuto essere liberati nei primi giorni dell’accordo. Hamas più di un anno fa ha affermato che sono morti in un bombardamento, ma l’intelligence israeliana non ha trovato riscontro. Sabato prossimo invece potrebbe tornare in libertà Yarden Bibas, padre dei bambini e marito di Shiri, tenuto conto che il rilascio del primo febbraio prevede che siano tre uomini vivi a tornare a casa.

Giovedì, nell’accordo di scambio, saranno scarcerati in 30 tra minorenni e donne palestinesi per Arbel. Per Gadi Mozes usciranno di cella 30 detenuti, di cui tre condannati all’ergastolo. Per riavere la soldatessa Agam, lasceranno il carcere 50 detenuti, tra cui 30 terroristi condannati all’ergastolo per gravi fatti di sangue. Per i rapiti thailandesi non saranno liberati terroristi. In totale torneranno in libertà 33 ergastolani, 47 detenuti condannati a pene detentive diverse e altri 30 minorenni e donne. In questi giorni frenetici di contatti tra Israele e Hamas attraverso i negoziatori, è arrivato in Israele l’inviato Usa per il Medio Oriente Steve Witkoff.

In mattinata ha visitato il corridoio Netzarim a Gaza, presidiato dall’Idf, insieme con il ministro più vicino a Benyamin Netanyahu, Ron Dermer, dove ha voluto vedere “da vicino” il luogo in cui si trova la compagnia di sicurezza americana che controlla i veicoli palestinesi che si dirigono verso il nord della Striscia. Successivamente ha incontrato il premier israeliano, con i ministri della Difesa e degli Esteri Israel Katz e Gideon Sa’ar. Il colloquio, hanno riferito diverse fonti, riguarda non solo l’attuazione dell’accordo firmato a Doha, ma anche il futuro di Gaza. Witkoff, immobiliarista miliardario, potrebbe nutrire interessi squisitamente affaristici nella ricostruzione della Striscia.

Secondo il quotidiano al Arabi al Jadeed, vicino al governo qatarino, l’inviato Usa, nel suo incontro con Bibi prima dell’annuncio del cessate il fuoco, avrebbe promesso di impedire che i cantieri nell’enclave vengano aperti subito. Secondo il media esiste un piano americano con scenari e iniziative di sicurezza – finanziati da Stati Uniti e Paesi del Golfo – e che riguardano la costituzione di una zona cuscinetto permanente. L’incontro di oggi tra Witkoff e Netanyahu sembrerebbe il passo che precede gli argomenti sul tavolo dello Studio Ovale quando martedì prossimo Netanyahu sarà ricevuto da Trump.

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