
Cambiamento epocale nell’informazione: ha debuttato oggi, martedì 18 marzo 2025, in edicola e in digitale “Il Foglio Ai”, il primo quotidiano al mondo confenzionato usando interamente l’intelligenza artificiale.
Come si legge sul sito web del giornale diretto da Claudio Cerasa, l’IA è utilizzata “per tutto. Per la scrittura, i titoli, i catenacci, i quote, i sommari. E a volte anche per l’ironia. Noi giornalisti ci limiteremo a fare le domande, nel Foglio AI leggeremo tutte le risposte. E ci aiuterà, in modo non sappiamo ancora se naturale o artificiale, a spiegare come si può far passare l’intelligenza artificiale dallo stato gassoso, ovvero quello della teoria, a quello solido, ovvero quello della pratica”.
E ancora: “Alla fine di questo esperimento ovviamente racconteremo che impatto ha avuto il Foglio Ai sulle nostre giornate, sul nostro modo di lavorare. Racconteremo quali domande siamo stati costretti a porci, non solo di natura giornalistica, vedendo giorno dopo giorno un quotidiano realizzato interamente con l’Ai”.
Il Foglio AI “è composto di quattro pagine, avrà circa ventidue articoli, più tre editoriali, sarà ancora più ottimista del Foglio tradizionale, entrerà in polemica a volte con la linea del nostro giornale e vi sorprenderà. Uscirà ogni giorno, dal martedì al venerdì, per un mese. Se avete riflessioni, consigli, spunti, stimoli, potete scriverci qui: lettere@ilfoglio.it. Un altro Foglio fatto con intelligenza. Una prima mondiale. Ma non chiamatela solo artificiale”.
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La notizia di un “foglio”, inteso come strumento d’informazione, fatto con l’intelligenza artificiale, fa impressione, soprattutto a un giornalista come me, in possesso della tessera dell’Ordine dal 1972. Ero arrivato a “La Nazione”, come collaboratore, qualche anno prima: si stampava con il piombo, c’erano i correttori di bozze, corrispondenti e inviati speciali dettavano agli stenografi e ai dimafoni. Quando andavo all’estero dovevo fare la chiamata internazionale, solo attraverso i centralini, in “R”, ossia in addebito al chiamato, quindi al giornale. Spesso bisognava aspettare ore.
Poi – e la faccio breve anche se il cambiamento è stato lungo – arrivarono la stampa in offsset, i computer, i cellulari. Ma una cosa non è mai cambiata: l’attenzione e lo scrupolo nella ricerca della notizia. Non l’ufficialità paludata e quasi mai disinteressata del comunicato stampa. Mi riferisco alla notizia, magari sotto gli occhi di tutti, ma che solo il cronista con l’occhio allenato sa cogliere e scrivere. Il cronista, nel mondo dell’informazione, è come il chirurgo in sala operatoria: lui sa dove mettere le mani. E come non fare danni. Il giornalista macchina, l’intelligenza artificiale, non è in grado di fare altrettanto. Può replicare e analizzare in pochi istanti roba vecchia, ma non cogliere la novità inattesa.
Tralascio la montagna di notizie trovate in mille modi, durante la mia carriera – e che non sarebbero mai uscite se non le avessi individuate tempestivamente – per mettere l’accento sull’unica cosa che mi sta a cuore: senza il cronista in carne, ossa, e soprattutto col suo cervello umano, la notizia non la trova nessuno. Il cronista, giornalista che lavora con testa ed esperienza, è alla base dell’informazione libera e indipendente. Senza un’informazione libera e indipendente, non generata dalla macchina, è a rischio la tenuta democratica di questo Paese. E delle democrazie che ancora resistono alle autarchie e all’informazione pilotata.
Sandro Bennucci