MILANO – Il Procuratore Generale di Milano ha trasmesso alla Corte d’Appello parere negativo sulla richiesta degli arresti domiciliari presentata dalla difesa di Mohammad Abedini Najafabadi, l’iraniano arrestato a Milano lo scorso 16 dicembre.
Nel testo si legge che “si ritiene che le circostanze rappresentate nella richiesta, in particolare la messa a disposizione di un appartamento e il sostegno economico da parte del Consolato dell’Iran unitamente a eventuali divieto di espatrio e obbligo di firma non costituiscano una idonea garanzia per contrastare il pericolo di fuga del cittadino iraniano di cui gli Usa hanno chiesto l’estradizione”.
L’udienza in cui i giudici della Corte d’Appello di Milano decideranno se accogliere o rigettare l’istanza di domiciliari presentata dal legale di Mohammad Abedini Najafabadi sara’ fissata non prima del 14 gennaio. Sono questi, a quanto si apprende in ambienti giudiziari, i tempi ‘tecnici’ della decisione che vertera’ esclusivamente su una valutazione della potenziale ‘pericolosita” e del ‘pericolo di fuga’ dell’ingegnere iraniano dei droni arrestato a Malpensa su richiesta degli Usa con l’accusa di avere supportato i pasrada
In merito alle accuse mosse dagli Stati Uniti, i giudici di Milano, si riservano “una approfondita e completa valutazione degli atti che verranno trasmessi alle autorità” statunitensi.
Intanto l’Iran ha garantito a Cecilia Sala, fin dal suo arresto, “l’accesso consolare all’ambasciata italiana a Teheran” e le sono state “fornite tutte le agevolazioni necessarie, tra cui ripetuti contatti telefonici con i propri cari”. Lo ha sottolineato l’ambasciata iraniana in Italia in un post su X, dopo che l’ambasciatore Mohammadreza Sabouri si e’ recato al ministero degli Esteri su convocazione del segretario generale Riccardo Guariglia.
Ma la giornalista chiede aiuto, dice che non ce la fa a sopportare il carcere, a Evin. E sollecita le autorità italiane a toglierla di lì. Affermando: “Non ce la faccio, fate presto”.