
MILANO – La Corte d’Assise di Venezia ha reso note oggi, 8 aprile 2025, le motivazioni della condanna all’ergastolo a Filippo Turetta per l’omicidio di Giulia Cecchettin nella sentenza del 3 dicembre scorso.
Quelle 75 coltellate non furono ‘crudeltà’, ma “inesperienza”: è così che cade l’aggravante della crudeltà contestata a Filippo Turetta, reo confesso del femminicidio di Giulia Cecchettin, la sua ex fidanzata, uccisa nel novembre 2023. Un atto, colpire la 22enne 75 volte, non in una ma in due diverse aggressioni, che ha avuto una dinamica “certamente efferata”, ma che è stato una “conseguenza della inesperienza e della inabilità” del 23enne di Torreglia, in provincia di Padova.
Colpirla 75 volte non era dunque, per i giudici della Corte d’Assise di Venezia (presidente Stefano Manduzio, estensore Francesca Zancan), “un modo per infierire crudelmente o per fare scempio della vittima”. Turetta è stato condannato all’ergastolo lo scorso 3 dicembre.
La Corte d’Assise, nel pronunciare il verdetto, aveva riconosciuto l’aggravante della premeditazione, ma aveva lasciato cadere quelle della crudeltà e dello stalking. Il 23enne, detenuto nel carcere di Montoro, a Verona, “non aveva la competenza e l’esperienza – si legge nelle motivazioni della sentenza – per infliggere sulla vittima colpi più efficaci, idonei a provocare la morte della ragazza in modo più rapido e ‘pulito’, così ha continuato a colpire, con una furiosa e non mirata ripetizione dei colpi, fino a quando si è reso conto che Giulia ‘non c’era più’”.
“È pacifico che le condotte” di Turetta “abbiano oggettivamente e innegabilmente carattere persecutorio e siano di per sé in astratto idonee a ingenerare nella vittima uno stato di ansia e di paura e così a integrare la materialità del reato”, ma “l’aggravante contestata è espressamente circoscritta al periodo ‘in prossimità e a seguito del termine della relazione intrattenuta’”.
L’imputato “attuava una esasperante forma di controllo nei confronti di Giulia Cecchettin, inibendola finanche ad adottare misure volte ad allontanare Turetta da se stessa, provocando in lei un grave stato di ansia, turbamento e paura anche per la propria incolumità”. La relazione tra i due ragazzi è “sempre stata connotata dall’atteggiamento possessivo e controllante del ragazzo, le cui pretese erano tali da dar luogo più volte a discussioni”, come emerge con chiarezza anche dal tenore delle chat tra i due.
“Non solo egli pretendeva di controllare e selezionare le frequentazioni di Giulia, ma si aspettava che lei gli rendesse conto di ogni momento non trascorso insieme a lui, arrivando addirittura a tentare di imporle di rallentare gli esami e abbassare il proprio rendimento accademico per aspettarlo, così da arrivare a laurearsi insieme”.
Turetta ha ucciso l’ex fidanzata perché “non ha accettato che Giulia Cecchettin fosse libera di decidere come vivere la propria vita e di non voler più stare con lui”. Così, dopo essersi preparato per quattro giorni, la sera dell’11 novembre 2023 l’ha uccisa colpendola con 75 coltellate.