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Pensioni: l’Inps cancella i “tre mesi in più” dopo l’intervento del governo

Pensioni: l’Inps cancella i “tre mesi in più” dopo l’intervento del governo

ROMA – L’Inps ha rettificato: eliminando sul sito il requisito anagrafico di tre mesi in più per l’accesso alla pensione di vecchiaia, denunciato ieri dalla Cgil. “Una retromarcia”, la definisce il sindacato, che ieri,9 gennaio 2025, aveva denunciato l’aggiornamento degli applicativi Inps, secondo cui dal primo gennaio del 2027 sarebbero serviti 43 anni e un mese di contributi per l’assegno anticipato, mentre per quello di vecchiaia si passava da 67 anni e 3 mesi nel 2027 e a 67 anni e 5 mesi nel 2029.

La notizia, rilanciata agenzie e siti, aveva raggiunto il governo durante il consiglio dei ministri, in una giornata segnata dalla conferenza stampa della premier Giorgia Meloni. E ha costretto l’Istituto di previdenza a una striminzita nota in serata, con cui ha smentito l’applicazione di nuovi criteri. Subito la ministra competente, Marina Calderone – l’Inps è infatti vigilato dal dicastero del Lavoro, e dal Tesoro – ha disposto iniziative e verifiche per accertare l’accaduto e soprattutto evitare altri incidenti simili.

Anche perché se la legge di Bilancio 2011 disponeva l’adeguamento, all’epoca triennale e dal 2019 biennale, dell’età pensionabile alle aspettative di vita, è vero pure che per formalizzare lo ‘scatto’ serve un decreto direttoriale del Ministero dell’economia e delle finanze di concerto con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, da emanare almeno dodici mesi prima della data di decorrenza di ogni aggiornamento. Di cui al momento non c’è traccia, e che ieri il sottosegretario del Carroccio Claudio Durigon ha assicurato che non arriverà.

Negli ultimi tre bienni, dal 2020 al 2026 si è stabilito che l’adeguamento fosse nullo, principalmente a causa della pandemia da Covid 19. E al momento nero su bianco c’è solo che fino a fine 2026 si andrà in pensione a 67 anni o con 42 anni e dieci mesi di contributi (un anno in meno per le donne) e tre mesi di finestra. Certo, l’Istat lo scorso ottobre aveva ipotizzato un innalzamento “a 67 anni e 3 mesi dal 2027, a 67 anni e 6 mesi dal 2029 e a 67 anni e 9 mesi a decorrere dal 2031, per arrivare a 69 e 6 mesi dal 2051”.

Ma, ripetono nei corridoi dell’esecutivo, quella dell’Inps – vai a capire chi, nei meandri della pubblica amministrazione – è stata una “fuga in avanti” visto che nulla è stato deciso per il biennio successivo, e che il governo come annunciato ieri da Durigon può anche decidere di “sterilizzare” l’aumento dell’età pensionabile. “Si metta fine a questi teatrini irrispettosi e si convochi subito un tavolo per dare risposte all’emergenza pensioni”, è la richiesta della segretaria confederale Cgil, Lara Ghiglione.

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