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Il turismo in Toscana: ecco come è andata. Intervista ad Alessandro Tortelli, direttore centro studi turistici di Firenze

Il turismo in Toscana: ecco come è andata. Intervista ad Alessandro Tortelli, direttore centro studi turistici di Firenze

Le temperature si sono abbassate e l’estate è ormai passata. Ci lasciamo alle spalle un’altra stagione turistica importante per la Toscana che aveva buone premesse per continuare la graduale ripresa post Covid. Sotto l’ombrellone abbiamo letto anche molti approfondimenti giornalistici su nuovi temi legati al turismo, come l’overtourism, la questione degli affitti brevi, sotto l’occhio anche del governo in questi giorni, e il caro prezzi, che avrebbe danneggiato notevolmente gli spostamenti soprattutto degli italiani.
Toscana Post ha voluto approfondire la questione parlandone con Alessandro Tortelli, direttore del Centro Studi Turistico della Toscana, che ha fatto un quadro della situazione nella nostra regione e proposto alcune interessanti riflessioni.
 
Alessandro Tortelli, come procede la stagione turistica 2024?  È corretto parlare di ripresa?

Dopo un 2023 di forte crescita anche nei primi mesi del 2024 la maggior parte delle destinazioni ha registrato dati positivi, in particolare città/centri d’arte. Anche per i mesi estivi le previsioni indicavano un trend promettente, ma ad oggi i risultati sembrerebbero al di sotto delle aspettative, soprattutto per il turismo balneare. La flessione degli italiani ha rallentato l’andamento del settore.

Quali le mete più ambite in Toscana? La nostra regione è davvero diffusa parlando di turismo o ci sono ancora ambiti che soffrono rispetto ad altri più sviluppati?

Le mete più attrattive sono sempre le città d’arte con un movimento turistico distribuito su 12 mesi l’anno, mentre le altre località si misurano con flussi condizionati dalla stagionalità. In generale non vi sono ambiti in sofferenza e quelli meno interessati dai grandi numeri hanno comunque una domanda proporzionata al loro sistema di offerta; ciò ne aumenta l’appeal sia per l’unicità sia per la qualità dei “prodotti”.

La suddivisione in ambiti turistici promossa dalla Regione ha dato vigore al settore? C’è una effettiva regia comune per quanto riguarda promozione e politica turistica?

La costituzione degli ambiti ha avuto il merito di aver coinvolto i territori nell’organizzazione dell’offerta turistica, spingendo alla collaborazione i soggetti pubblici e i privati che finalmente si trovano a programmare lo sviluppo turistico ed economico. Anche da un punto di vista della comunicazione si è rafforzata l’immagine della regione che offre una pluralità di prodotti e di esperienze. La sinergia tra il sistema regionale, gli  Enti Locali e imprese turistiche appare ormai consolidata.

Il caro prezzi è protagonista di molte pagine di approfondimento giornalistico. Quanto incide sui flussi? Anche in Toscana questo fenomeno sta lasciando il segno?

L’impennata dei prezzi non ha avuto le stesse conseguenze su tutti i segmenti della domanda, ma ha inciso di più sulle famiglie, su chi fa una sola vacanza l’anno, sui giovani e più in generale sul turista “medio” che di solito programma il budget totale del viaggio.

Si parla molto di overtourism, quanto ne è interessata la Toscana? E come si gestisce in maniera efficace?

La presenza di molti turisti nelle località non si può valutare solo in valori assoluti: vi sono luoghi capaci di gestire consistenti flussi, mentre altri rischiano di essere travolti anche da un numero basso di turisti. Il congestionamento non dipende solo dai turisti, ma anche dagli escursionisti, dalle attività che svolgono i residenti o i lavoratori pendolari, che con i turisti e gli escursionisti condividono gli spazi e i servizi. Un fenomeno complesso che presenta sfaccettature diverse a seconda delle particolarità di una destinazione e che non può essere governato solo con il decentramento o il contingentamento dei flussi turistici, ma richiede strategie di programmazione con la collaborazione di tutti gli stakeholder.

Affitti brevi e spopolamento dei centri. Una rinnovata attenzione normativa è l’unica strada per uscirne?

Sì, ormai è necessaria ma senza demonizzare questa forma di accoglienza. È vero che contribuiscono alla crescita economica, ma creano anche ripercussioni di carattere ambientale e socioculturale: squilibri con le altre attività produttive, incidono sui livelli dei prezzi e sulla sovrapposizione dei bisogni tra turisti e residenti. Sono solo alcuni dei cambiamenti che si stanno evidenziando nel tessuto economico e sociale delle destinazioni interessate dal fenomeno; per questo è importante contrastare l’abusivismo e riequilibrare alcune differenze normative con le altre forme di ricettività.
 

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